Gli arti di innumerevoli creature terminano con piedi o zampe di diverse e fantasiose conformazioni. Dita prensili, unghie, zoccoli, pinne deambulanti, pollici che si oppongono o che concordano con lo status quo, cuscinetti morbidi e polpastrelli più o meno carnosi portano a zonzo bestie belle e brutte sin dall’alba dei tempi, senza fanfaronate e clamore. O almeno, questo era quanto capitava un bel po’ prima che l’uomo decidesse di attribuire proprietà quasi mistiche ai propri piedi, coltivando con dedizione una capacità del tutto aliena agli altri abitanti del globo… la capacità di sviluppare una serissima, smodata e duratura tradizione di feticismo per le estremità inferiori dei suoi simili. Bene, a quanto pare, tutto questo può capitare benissimo anche alla sula dai piedi azzurri. Anzi, la sula fa di meglio, la sula vive per vantarsi dei propri piedi.
Parliamone.
In questa nuova – e sempre istruttiva – puntata della rubrica CULT “Gli animali ti guardano”, ci occuperemo di un volatile così completamente immerso nella venerazione della propria variopinta palmipedosità da rivaleggiare – in scioltezza e senza nemmeno sudare, tipo Roger Federer – con esseri umani patologicamente fissati. Dopo l’apologia dell’alpaca e l’accorata inchiesta sul fragile equilibrio emotivo del narvalo, arriva finalmente il turno di un nuovo e paradossale animale: la sula dai piedi azzurri, un infausto incrocio tra Quentin Tarantino – meno il genio – e Forrest Gump – meno poesia e dolcezza. Insomma, quel che resta è un ammasso di penne, tessuti fotonici e demenza assoluta.
nb. l’immagine non è stata in alcun modo alterata con arguti e sofisticati software
Si potrebbe ritenere che il punto più basso toccato dalla natura in milioni di anni sia – in buona approssimazione – Mario Borghezio… ma nemmeno il folkloristico esponente leghista sembra in grado di competere con l’assoluta incapacità di stare al mondo della sula dai piedi azzurri. L’imbarazzante volatile, che può raggiungere gli 85 centimetri di lunghezza e i due chili di peso, si nutre di pesce e piccoli molluschi scalognati, che si procura tuffandosi a casaccio nelle acque costiere delle Isole Galapagos e dell’America Centrale. Caratteristiche lampanti dello scriteriato uccello sono l’espressione stralunata e gli sgargianti piedi fluorescenti… che sarebbero quasi carini, se non fosse per il puntiglio con cui abbiamo scelto di disapprovare la surreale bestia. Acrimonia a parte, quella della sula è una storia tutto sommato toccante, fatta di (meritate) cattiverie e (sacrosante) vessazioni.
Poco credibile come uccello e ancor peggio accolta nella variopinta comunità delle drag queen d’avanspettacolo, la sula si è col tempo rassegnata a condurre un’esistenza autarchica e isolata dal resto del regno animale, impantanandosi in un cocciuto circolo vizioso che le ha impedito, a lungo andare, di essere esposta alla benefica presenza creature più sagge e pacate, che molto avevano e ancora avrebbero da insegnarle. Ed è proprio questo crescente e implacabile ostracismo nei confronti della sula dai piedi azzurri ad aver contribuito in maniera decisiva a rendere sempre più bizzarro il comportamento – già strambo – dell’improponibile volatile: tragicamente bandita dalla squadra dei “buffi mattacchioni” (o “adorabili squinternati” alla Holly Golightly), la sula si è di diritto guadagnata una posizione di primo piano nel lugubre ghetto della fauna psicotica di ogni latitudine. Va però detto che la sula dai piedi azzurri non è spiccatamente violenta o pericolosa… o almeno, non riesce a far danno a livello fisico-materiale, ma non per questo va giudicata inoffensiva e innocua: c’è ben di peggio di una beccata ben assestata o di una cacca che precipita dal sedere volante di un uccello. Quel che la sula è in grado di annientare sono, infatti, valori immortali come la dignità, il decoro e la sublime armonia di un balletto ben coreografato.
Come molte altre creature, la sula dai piedi azzurri raggiunge il picco del ridicolo durante la stagione degli amori. E’ infatti in questo disorientante periodo dell’anno che la sula, arrapatissima e completamente sbarellata, porta il feticismo podistico che affligge l’intera specie alle conseguenze più paradossali, trasformando le turchesi estremità nell’arma di seduzione definitiva, l’attributo indispensabile al raggiungimento di un felice e prolifico accoppiamento. Se il maschio di sula (…sulo?), si limitasse a svolazzare intorno all’altezzosa femmina gonfiando il piumaggio ed emettendo di tanto in tanto qualche sonoro richiamo, non ci sarebbe granchè da eccepire, ma non è questo il caso. Il maschio non solo svolazza con insistenza intorno alla femmina, contorcendosi e inarcandosi fino a inficiare la stabilità del proprio apparato scheletrico, non solo la assorda e rincoglionisce con versi e gorgoglii, non solo la sommerge di ciarpame e rametti con cui costruire un barocchissimo nido… no! Il maschio della sula conclude il bulimico corteggiamento con una grottesca danza, un balletto involontariamente comico, vero e proprio simbolo dell’immane inopportunità della sula dai piedi blu. La danza, dicevamo, consiste nel sollevamento oscillante e intermittente prima di un piede azzurro e poi dell’altro piede azzurro. Ogni sollevamento coincide con scrollamenti a mezz’aria e rotazioni delle colorate estremità sotto il naso della potenziale partner, che, dopo una scrupolosa analisi clinico-ortopedica, finirà per concedersi al maschio coi piedi più prestanti e stupefacenti… neanche fossero gli strabenedetti piedi, a convogliare il fecondo seme della vita.
Mostrare i piedi per vivere o vivere per mostrare i piedi?
Non ci è chiaro. E di certo non è chiaro nemmeno alla sula. Mille altri animali, incluso l’uomo, fanno cose cretine per impressionare la portatrice di ovaie di turno. Ci sono interi ecosistemi basati su creature che si prendono a cornate e capocciate, che si mordono, squarciano, pestano e ammaccano. Tutte queste pratiche conservano, da qualche parte nella loro rusticità, un nonsochè di decoroso, tipo uno che vince la medaglia alla lotta greco-romana – che è antiestetica, ma è pur sempre una fatica boia… con la sula è un’altra cosa, una roba del genere non si era mai vista. Se la sula scherzasse, se si cimentasse nel goffo balletto con un po’ di ironia, potremmo anche concederle un briciolo di indulgenza, ma la sula ci crede, è mortalmente seria… è come quella vostra amica un po’ bruttarella ma spigliata – ne abbiamo tutti almeno una – che fa la faccia sexy-conturbante quando deve mettersi in posa in una foto e non lo fa per ridere, lo fa perchè è assolutamente convinta che uscirà bene e che provocherà subbuglio nei pantaloni di tutti i futuri osservatori.
Quel che è certo, è che le bestie di buonsenso non capiranno mai cosa ci sia di così eccitante in un paio di piedi e che non smetteremo mai di pensare che la sula dai piedi azzurri è l’animale che meglio incarna il significato più profondo del vocabolo PIRLA.
Perchè sì, c’è poco da fare, la sula è pirla.
7 Comments
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secondo me dovresti pazientemete arrivare ad un dizionario
sula sta alla lettera P= pirla. Il mio prediletto era il narvalo…. finchè sono arrivata alla sula. guarda che anche il koala non scherza, altro che slow food. pero’ riconosco che il koala è più not. provassi col dugong? è che poi parli sempre di abitatori di acqua e magari gli anfibi o i mammiferi potrebbero aversene a male. difficile mettere insieme le priorità.
se c’è un animale meritevole, quello è il dugongo. è l’unica bestia acquatica che riesce a ruzzolare. e poi ha sempre quell’espressione un po’ stupita e benevola, da mozzarellona simpatica. il dugongo capiterà, prometto. altri candidati sono il loris lento, il pipistrello (perchè è stato scoperto che quando il pipistrello esce dalla caverna gira automaticamente a sinistra), un uccello tropicale con il pizzetto e gli svassi, che sono uguali agli anitra-wc ma danzano sul pelo dell’acqua in struggenti coreografie.
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Non pensavo si potesse disquisire con così armonica ironia su un pennuto rincoglionito.
Molto divertente, complimenti.
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