Diario

Del non saper telefonare

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gaga telephone

So telefonare? No.
Telefono? Per forza.
Perché telefonare serve. Telefonare è produttivo, rapido ed efficace. Le telefonate fanno girare l’economia, cementano i rapporti umani, confortano gli afflitti e accorciano le distanze. Certi esseri umani telefonano addirittura per divertimento. Per dire, Amore del Cuore ha un amico di Catania che, quando è sbronzo, lo chiama a orari improbabili dal mezzo di una strada e gli passa persone a caso. E questi qua ci stanno, accettano con gioia di parlare ad Amore del Cuore. Ma senza fare una piega. Accorri, viandante, che ti faccio parlare col mio amico Marco! Non lo conosci, e nemmeno io so chi sei, ma non importa, ditevi due robe e facciamoci quattro risate. L’immane mistero è che nessuno si tira indietro. Nessuno cerca di menare questo nostro amico follemente espansivo che raccatta gente nei vicoli per chiacchierare con Amore del Cuore. Tutti trovano questa assurda faccenda la cosa più spassosa del mondo.
E io qua, a fissare con orrore lo schermo che lampeggia.
Non ricordo particolari traumi legati al telefonare. Solo che non mi piace. Mi agito, mi emoziono. Non so fare i convenevoli iniziali del ciao, come stai, tutto bene. Parto male, mi ingarbuglio verso la metà e la faccenda comincia a diventare normale quando è il momento di riattaccare. L’imprevedibilità della gente mi crea immani problemi. Se uno mi chiama di punto in bianco per invitarmi a una serata di cineforum parrocchiale, non sono in grado di elaborare una panzana convincente così, su due piedi. E quello è un talento fondamentale. Non riesco a produrlo, un dribbling telefonico immediato. E mi ritrovo al cineforum della parrocchia, perché ormai è troppo tardi e non m’è venuto in mente neanche un vediamo, ti richiamo tra un quarto d’ora. Perché io, fondamentalmente, non ho alcuna voglia di richiamarti. Neanche volevo risponderti, figurati se mi vien voglia di cercarti.

E’ un mondo difficile, per le persone che non sanno telefonare.
Può capitare che queste persone lavorino in giocosi open space, luoghi complicati pieni di colleghi d’ogni genere che conversano amabilmente col loro prossimo, rispondono senza timore ai cellulari aziendali degli altri e – ASSOLUTA MERAVIGLIA – hanno addirittura capito quali bottoni c’è da schiacciare per smistare chi ha sbagliato numero. In treno c’è chi prenota baldanzosamente esami medici raccapriccianti e chi racconta alla zia di aver appena sconfitto una truculenta influenza intestinale. Ci sono tizie che lavano di miseria i fidanzati alla fermata del tram, figlie lontane che tediano i parenti con minuziose descrizioni delle loro giornate e personaggi con l’auricolare che, piallati in metropolitana alle otto e quarantasei del mattino, si esibiscono nella chiamata definitiva, quella che salverà la loro azienda. E il mondo.
E voi là, che se dovete dire ad Amore del Cuore di comprare due spaghetti fate almeno cinquanta metri per non avere attorno nessuno.
Chi non sa telefonare, credo, pensa sempre di disturbare. Disturbiamo l’umanità circostante con i nostri parlottamenti sconnessi – convincendoci che tutti quanti ascoltino i cazzi nostri con un qualche interesse -, disturbiamo la nostra pace interiore e disturbiamo il poveraccio che dovrà starci a sentire. E’ una specie di maledizione circolare da civiltà Maya. Visto che rispondiamo con ansia e goffaggine, non vogliamo infliggere la stessa sofferenza a un’altra persona, convinti che il nostro sia un problema condiviso dal 99% della popolazione mondiale. Ecco perché alzare la cornetta e sbrigarcela senza tanti patemi è così complicato. L’unica consolazione, in questo trionfo di tentennamenti e inettitudine alla vita, è che si ricomincia ad avere fiducia nel destino, nel karma e nel cosmo. Perché capita di dover chiamare qualcuno per forza. Dobbiamo sapere delle cose, subito. Non possiamo rimandare. Se no ci licenziano. Ci prendono in giro. Rimaniamo senza casa, senza allacciamento del gas e della luce, senza internet, senza parenti, senza un regno e senza nessuno che venga a montarci i mobili da quattro soldi che abbiamo comprato. Allora andiamo in un angolo buio e deserto, raccogliamo il coraggio, facciamo il numero e rimaniamo lì ad ascoltare il telefono che squilla a vuoto per migliaia di anni, finché non cade la linea.
Perché dall’altra parte non c’è assolutamente un cavolo di nessuno.
…ed è BELLISSIMO. 

16 Comments

  1. Tegamini cara! Finalmente trovo qualcuno che patisce dei miei stessi problemi.
    Per dire: venerdì mattina ho mandato mail, e ora controllo compulsivamente in attesa di una risposta che non arriva, quando con mezzo minuto di telefonata me la sarei cavata.
    Facciamo così: non telefoniamo tra di noi!

  2. Bello sapere di non essere l’unica telefono-fobica. Odio Skype appassionatamente, e mi affido esclusivamente a whatsapp e email per comunicare. Uno dei miei piu’ grandi terrori? “Dai, stasera ti chiamo e ci facciamo una LUNGA chiacchierata”. Eh no eh, che gia’ durante il giorno mi tocca rispondere al telefono in ufficio e la gente dall’altro capo della cornetta potrebbe parlare Inglese, Spagnolo o Francese. STRESS.

  3. Ohhhh che liberazione! Pensavo di essere la sola…telefonare è il male, odio telefonare, siano benedette le email, che mi salvano la vita!
    E quando proprio non se ne può fare a meno…rimando, rimando, mi metto promemoria e bigliettini e li sposto per non vederli, trovo tutte le scuse possibili sperando che arrivi un qualcosa dal cielo che renda la telefonata non più necessaria.
    Certe volte non se ne può proprio fare a meno…che ansia.

  4. E comunque io ho la somma sfiga delle telefonate: quelle ai parenti francesi…quelle in cui ti devi pure ricordare le parole in un’altra lingua e sforzarti di capire quello che stanno mugugnando (maledetti francesi con la loro mania di abbreviare tutti i nomi!) e fare tutti i convenevoli (buon Natale, buon compleanno, come stai, io sto bene, bla bla bla).
    Il PANICO O.o

  5. Io mi chiudo in bagno per parlare al telefono, qualsiasi sia l’argomento di cui devo parlare. Odio avere gente intorno che mi ascolta, anche se non sto dicendo assolutamente nulla di importante e particolare! Whatsapp mi ha salvato! 🙂

  6. Sì sì sì, sottoscrivo tutto. La cosa che forse mi dà più fastidio, però, è il fatto che al telefono il silenzio sia il male. Se in una conversazione faccia a faccia posso prendermi tre secondi per riflettere prima di parlare, al telefono bisogna riempire ogni spazio vuoto se si vuole evitare momenti awkward.

  7. Il sollievo di non essere sola. La bellezza di scoprire altri esseri umani che hanno questo problema.
    Ma perché non si possono mandare solo mail e messaggi a tutti?

  8. Ho vissuto lo stesso senso di disadattamento (si dice così ?) quando ero più giovane, diciamo dai 18 ai 25 anni… Poi per fortuna mi sono dovuto adattare alle esigenze di mia moglie che difficilmente contempla una telefonata di meno di 10 minuti. Quando eravamo ancora fidanzati mi teneva incollato mezz’ora alla cornetta (eh sì, c’era ancora la cornetta) e c’erano queste lunghe pause in cui, probabilmente, lei attendeva che io dicessi qualcosa… C’è da dire che era una relazione a distanza per cui era giustificato il suo desiderio di stare ore attaccata al telefono (immaginate la vecchia telefonata pubblicitaria del Mi ami ? Ma quanto mi ami ?). Poi però col tempo si può migliorare. Occhio, si può, non SI DEVE, mi raccomando, io non mi sono mai sentito di dover diventare Mister Sproloquio. Siamo fatti così, non ci piace essere prolissi e miriamo all’essenziale. E poi “La verità è nel silenzio” come dice Li Mu Bai.

  9. IL DISAGIO.
    Dovrei telefonare ad un numero verde, al momento, e mi ritrovo invece a fare l’elenco delle cose che odio di più al mondo:
    – la frase “ti converrebbe chiamare il numero…”
    – le nocciole
    – parlare in francese al telefono
    – il succo di mela
    – parlare al telefono

    Mi consolo nel vedere che non sono l’unica con questo grave problema relazionale.
    Grazie.

  10. Post geniale, sottoscrivo in pieno! …ma, almeno per quel che mi riguarda, solo per le telefonate (d)agli amici/affetti: nelle telefonate di lavoro, almeno nelle mie, (1) è chiaro a tutti perché ci si chiama, (2) si cerca di raggiungere lo scopo in fretta e riagganciare il prima possibile, (3) porsi in modo simpatico/brillante è meglio ma assolutamente non necessario, (4) se c’è un attimo di silenzio vuol dire che lo scopo è raggiunto e si vola al punto (2) ben prima che il silenzio diventi imbarazzato 🙂 e purtroppo niente di tutto ciò è vero per le telefonate dell’altro tipo 🙁

  11. Signorina Random Reply

    “Chi non sa telefonare, credo, pensa sempre di disturbare.”

    Ciao Tegamini. Grazie di aver descritto il mio disagio in una frase ♥ ♥ ♥

  12. siamo in pochi ma esistiamo ( e resistiamo, a quanto pare) odio telefonare. Tra l’altro non capisco perchè, quando non mi trovano, invece di chiamare di nuovo non mi mandino un sms così mi posso preparare psicologicamente alla futura telefonata ( o lo ammetto, così magari me la cavo con un sms anch’io ^^ )

    • Ecco perché non rispondo mai neanche ai numeri sconosciuti. Il terrore dell’incognito assoluto.

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