Claudia e Francesco condividono un legame antico. Un po’ dipende dalla fascinazione di lui e un po’ dalle circostanze: la madre di Francesco e il padre di Claudia sono amanti. Quando, ancora ragazzini, si trovano a dover imparare a convivere con questa realtà parallela – che sgretola famiglie “ufficiali” ma spalanca uno spazio di sentimento libero, nonostante tutto – diventano un punto di riferimento l’una per l’altro. In comune hanno più di quanto si potrebbe sospettare e, negli anni, nemmeno la distanza li separerà, perché quello che davvero li fonde è l’essere perennemente spostati rispetto al contesto a cui appartengono.
I ritmi del distacco sono diversi. Claudia sceglie di andarsene dalla Puglia appena può, prima per studiare a Milano e poi per lavorare all’estero. Francesco resta, ma la sua vita “reale” è nel contatto assiduo che mantiene con Claudia, in quello che capita a lei molto lontano – amori compresi. Quel che si dicono, le poesie che si leggono, la musica che si scambiano sono da sempre una rete di salvataggio e il muro di cinta del loro universo privato. Ma per quanto potranno continuare a sorreggersi “da lontano”?
Spatriati di Mario Desiati è un romanzo che si allontana dalla narrazione di relazioni “lineari” e dall’utilizzo dei luoghi come cornici neutre o mero sfondo. Claudia e Francesco abitano un limbo fluido che si apre a un’idea di famiglia come spazio interiore, di ricerca di identità e di sperimentazione sessuale. Racconta anche di una generazione che osa immaginare l’altrove e che colleziona sconfitte, facendo della possibilità di mutare la sua unica vera arma. Si va alla deriva e si accetta quest’estraneità strutturale, senza mai smettere di cercare. Quel che salva, quel che fa “casa” è chi ci vede per quel che siamo e che nel tempo ci ha permesso di scoprirlo.
Per buttarla in metafora astronomica, Claudia e Francesco sono una specie di sistema binario che funziona con una gravità tutta sua, accogliendo nella sua orbita erratica parecchie meteore – più o meno destinate alla permanenza. In realtà, però, quel che davvero si cerca è una stella polare – che ritroviamo sempre anche se cambiamo latitudine. E c’è chi nella sua latitudine non si amalgama mai, ma ha avuto l’occhio lungo di scegliersi una stella polare molto brillante.