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Melissa Bashardoust | Ragazza, serpente, spina

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Ragazza, serpente, spina di Melissa Bashardoust – uscito per Mondadori nella traduzione di Maura Dalai – può consentirci di sovrapporre le nostre personali pulsioni d’evasione alla necessità molto concreta d’evasione della principessa Soraya, confinata nel palazzo natio da una misteriosa maledizione piuttosto invalidante che la affligge sin dalla nascita. Al contrario del fratello, golden-boy della real schiatta di Golvahar e futuro scià dei litigioso popoli di un regno assimilabile (per leggende fondative e ambientazioni) all’antica Persia, Soraya viene tenuta nascosta al mondo perché è velenosa, ma proprio nel senso letterale del termine. Per intricate menate che verranno dolorosamente alla luce nel dipanarsi del romanzo, infatti, la malcapitata principessa è in grado di stecchire qualunque essere vivente al mero contatto con la sua pelle nuda. Non lo fa apposta e non le piace, ma va così… e prima o poi bisognerà pur uscire dall’ombra per sistemare le cose e imprimere una vertiginosa svolta al destino avverso.

Soraya si dedica con successo al giardinaggio, ma campa di fatto isolata sia dalla sua famiglia (WE DON’T TALK ABOUT SORAYA, tipo) che dal resto del mondo, che venendo a conoscenza del suo “dono” potrebbe dubitare dell’intera stirpe chiamata a governare. Soraya, però, ne ha le tasche piene. Quando il fratello torna in trionfo nella capitale per sposarsi, la situazione comincia a precipitare: una div è stata fatta prigioniera dalle indomite guardie – anzi, da una guardia specifica che ha addirittura sventato un attentato al giovane scià – e Soraya vuole vederla, perché pare siano stati proprio quei mostri – progenie del Distruttore e storici nemici giuratissimi degli umani, dei quali condividono solo a tratti le sembianze – a maledirla. Soraya si domanda se gliel’abbiano raccontata giusta, insomma. Esisterà un modo per sbarazzarsi del veleno che la impregna e condurre finalmente una vita normale?

Non si capisce bene per quale ragione umani e div si detestino così tanto – a parte un generico “i div sono figli dell’oscurità e ci fanno una paura boia!” – e cosa sostenga l’impalcatura cosmogonica del mondo, ma se siete in cerca di un’avventura godibile e movimentata, con un po’ di incastri e ribaltamenti di fronte relazionali – che seguono il sempre gettonato canovaccio enemies-to-lovers (in diverse accezioni, pure) – vi ci potete buttare serenamente senza eccessive pretese, al grido di “amiamoci per quel che siamo o almeno proviamoci”, “MOSTRO A CHI” e “PER FORZA SBAGLIO E PIGLIO CANTONATE È LA MIA IDENTITÀ PIÙ AUTENTICA CHE STO CERCANDO”. D’evasione si parlava… e d’evasione si tratta. 

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Modalità di fruizione? Ve lo potete leggere, chiaramente, e anche ascoltare su Storytel come ho fatto io. Per collaudare, ecco il tradizionale link per una prova gratuita di un mese del servizio.

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