Allora, farò del mio meglio, perché Fourth wing di Rebecca Yarros – tradotto da Marta Lanfranco per Sperling & Kupfer – mi ha fatto divertire tantissimo, ma a più riprese avrei davvero voluto cavarmi gli occhi e buttarli in una bacinella piena di trementina.
Violet Sorrengail arriva da un’illustre stirpe. Sua madre è la generalissima maxima del regno di Navarra e suo padre era uno scriba che nel nostro universo avrebbe vinto almeno un Nobel. Sia suo fratello – perito tragicamente in combattimento – che sua sorella Mira sono sopravvissuti all’Accademia Militare di Basgiath per diventare Cavalieri dei Draghi e han dimostrato di saper spaccare culi a destra e a sinistra. Violet, invece, ha sempre studiato da scriba perché è molto intelligente ma non può contare su una significativa prestanza fisica – nel senso che se starnutisce si incrina tre costole e se si spazzola i capelli troppo forte si lussa una spalla. MA MANDIAMO VIOLET NEL QUADRANTE DEI CAVALIERI DAI.
La generala Sorrengail non è interessata ai palesi deficit strutturali di sua figlia. La mia è una stirpe di guerrieri devastanti, cara la mia Violet, zitta e pedalare! Morirai dopo tre minuti? È possibile, ma almeno io non sarò disonorata! Una persona deliziosa, la generala Sorrengail.
Violet, con qualche comprensibilissima piva nel sacco e la certezza quasi matematica dell’annientamento, è costretta a obbedire e il romanzo la segue mentre fa del suo meglio per sopravvivere in quest’accademia piena di sadici, megalomani, rosiconi, attaccabrighe e traditori della patria. Anzi, di figli e figlie dei traditori della patria.
Cosa si impara in questo posto infernale e inutilmente pericoloso? A menarsi forte in vari modi – ma comunque MOLTO FORTE -, a tirarsi dei coltelli mirando in posti letali e a volare in groppa a dei draghi grossi e cattivi che san tutto loro e te devi starli a sentire se no ti danno fuoco.
UN’ATMOSFERA SPLENDIDA.
Non si capisce il perché, ma la gente fa la fila per iscriversi a Basgiath, anche se ben che vada ti mandano a difendere i confini del regno dai grifoni (non chiedete, smettete di farvi domande) e non mi pare che nessuno parli mai di soldi. Insomma, è un mistero, ma tutti vogliono fare i cavalieri. Gloria! Fama! Prestigio! Vite brevissime e difficili!
Vi risparmio un trattato sui dolori articolari di Violet, ma vi basti sapere che il suo ingegno non andrà sprecato. La competizione è spietata, anche perché i draghi che ogni anno accettano di prendere in groppa qualcuno – AKA di “legarsi” a un cavaliere – son sempre di meno e i confini di Navarra vacillano sempre più. I confini reggono proprio grazie alla magia dei draghi, che i cavalieri possono incanalare per fare pure loro numeri circensi utilissimi.
Vi puzza di Grishaverse? BINGO, MA QUA ABBIAMO I DRAGHI.
Che altro c’è? Dei boni.
Esatto.
Voi direte MA ACCIDENTI CON TUTTA LA FATICA CHE SI DEVE FARE PER SOPRAVVIVERE ALLE LEZIONI, AGLI ESAMI, ALL’AMBIENTE NELLA SUA INTRINSECA E STRUTTURALE OSTILITÀ DOVE TROVANO LA FORZA DI SVILUPPARE PULSIONI e invece ne sviluppano. E con che piglio, signora mia.
Devo ammettere di non aver afferrato subito questo risvolto “romance”. Cioè, io ero convinta di avere per le mani un fantasy zarro e morta lì, anche se la descrizione del Bono Titolare della saga che Violet ci offre già a pagina 20 era un indizio piuttosto macroscopico. Io, però, che son riuscita a prendere un 30 e lode parlando di Jurgis Baltrušaitis non ho colto con la necessaria tempestività. Nonostante la mia farraginosità di comprendonio, è chiaro che Xaden Riorson sia estremamente prestante – e già sappiamo come andrà a finire. Perché sì, come volete che finisca. L’importante è scoprire come ci si arriva. Ci sono ostacoli? OVVIAMENTE. Xaden è figlio del capo della ribellione, giustiziato dalla madre di Violet insieme al resto degli insorti. Il regno di Navarra, in segno di clemenza – e con la speranza di farli crepare – ha però accettato che gli eredi dei separatisti si arruolino all’Accademia. Serpi in seno o risorse preziose? Chissà. Nel dubbio, però, Xaden andrebbe giudicato PERICOLOSISSIMO e assetato di vendetta. Pronto, Violet? Hai capito? Mi sa di no.
Non sto qua a menarvela ulteriormente per non levarvi sorprese e rovinarvi i copiosi colpi di scena. Tante cose sono mega telefonate, il fottutamentometro sfonda la soglia di guardia, la perenne tensione sessuale fa a tratti molto ridere e sì, pare un mischione tra Shadow & Bone, Hunger Games, Avatar e #REYLO – diade nella Forza, non scordiamoci questa perla -, ma mi sono innegabilmente divertita e non mi vergogno di dichiararlo. Al netto di quanto per me 10 pagine consecutive di amplessi (scritte come sono scritte) risultino comiche, avere un’eroina che non pare uscita dal Sacro Ordine delle Carmelitane Scalze è una componente di corroborante positività. Mi piace il temperamento di Violet – che è da subito decisa a non frignare e a sbrogliarsela da sola, anche se è piena di problemi – e trovo stupenda tutta la faccenda dei draghi e dei poteri. Xaden? È un bello che balla, quindi ci piace anche lui. Insomma, se volete leggere una roba TAMARRA, sentirvi intrattenute/i sia sul fronte dell’azione che dei sentimentoni travolgenti – cringe compreso – e v’accontentate di un world-building che mira a farvi capire l’essenziale senza chissà quali dissertazioni enciclopediche, penso che ve la spasserete. Ci sarebbe da trovarsi per bere quattro gin-tonic a testa e parlarne senza dover schivare gli spoiler, perché allora sì che ce la ghigneremmo davvero. Anzi, bisognerebbe proprio buttare in piedi un bingo o un drinking-game. “Violet ammira i muscoli scolpiti di Xaden”: giù un vodkino. “Violet non è capace di fare quello che fanno gli altri ma è troppo orgogliosa per ammetterlo e PIUTTOSTO DI ARRENDERSI CREPA”: giù una tequila. Le possibilità sono infinite… ma mai quanto le cicatrici che deturpano LA SCHIENA MARMOREA DI XADEN RIORSON. Gira così, io ve lo dico.