Libri

Janice Hallett | Il misterioso caso degli angeli di Alperton

Pinterest LinkedIn Tumblr

Per individuare la mia scarsissima dimestichezza col giallo non occorre di certo un’indagine. Di indagini – più o meno audionarrate – mi occupo in generale pochissimo e ancor meno mi avventuro nel territorio del true-crime. Un po’ mi fa impressione per quello che succede e un po’ a farmi impressione è l’approccio collettivo alla cronaca nera tramutata in contenuto d’intrattenimento. Insomma, non è il mio… e forse è per quello che ho deciso di leggere due libri “d’indagine” che, nel fingersi totalmente “reali”, costruiscono un impiantone così artificioso da mettermi al riparo da quello che di solito mi infastidisce o poco mi avvince. In parole povere: se Janice Hallett non utilizzasse la struttura che abbiamo incontrato in L’assassino è tra le righe e che ritroviamo in questo secondo malloppone – sempre in libreria per Stile Libero con la traduzione di Gabriella Diverio e Manuela Francescon – mai mi sarei avvicinata. Ma ho un debole per le strutture matte… ed eccoci dunque qua.

Per Il misterioso caso degli angeli di Alperton non dobbiamo più destreggiarci tra carte processuali da revisionare per porre rimedio a un presunto errore giudiziario, ma seguiamo “in diretta” una giornalista/scrittrice nel lavoro investigativo che dovrebbe sfociare in un bel bestsellerone da spiaggia che, diciotto anni dopo i fattacci, ambisce a gettare nuova luce su un caso particolarmente torbido e sconvolgente, che molti punti oscuri conserva.
C’è di mezzo una setta – siamo angeli che devono proteggere il mondo dall’imminente venuta dell’Anticristo! …OK -, un neonato, due giovani plagiati e quello che appare come un suicidio rituale collettivo. Il leader carismatico è già in galera, ma poco o niente si è capito. Il neonato superstite sta per diventare maggiorenne e un’aura di omertà avvolge chi è uscito vivo dal magazzino di Alperton dove si è consumata la carneficina. CORAGGIO, TIRIAMOCI FUORI IL TITOLO DI PUNTA PER UNA NUOVA COLLANA DI TRUE-CRIME!

Amanda Bailey, tenace e sgradevolissima, si mette all’opera sollecitando contatti in polizia, riesumando documentari e opere di fiction spuntate come funghi dopo il caso, intervistando antichi testimoni, importunando assistenti sociali e incrociando elementi e vaghe piste per rintracciare il bambino e i due sopravvissuti. Insieme al caso “puro”, Hallett produce anche un gustoso backstage del lavoro editoriale e, in qualche modo, si arriva in fondo. Non mancano dei buoni colpi di scena e, nel complesso, resta sfizioso leggere trascrizioni di colloqui, messaggi, pagine di copione e mucchi di e-mail. Qui c’è anche una mezza ciavatta sovrannaturale che parte e di certo l’aspetto che ha più solleticato me è il commento – che voglio immaginarmi forse più satirico e pungente di quel che è – sul succulento mercato del true-crime bieco per davvero, ma di miracoli se ne verificano pochi. È farraginoso, insomma.

Caso a parte – che può sembrarci più o meno “soddisfacente” -, la domanda di fondo riguarda proprio l’opportunità etica di riesumare un caso vecchio per spettacolarizzarlo e rinnovarne la redditività. Quella che per un ipotetico pubblico è una storia, un puzzle da rimettere insieme per diletto o un modo per dimostrare la propria arguzia o affermare un successo professionale, per chi ha attraversato in prima persona quelle acqua torbidissime è vita reale, è passato che non si lascia seppellire, è macchia indelebile o brutto ricordo. Che diritto ha Amanda Bailey di specularci su? Dove va tracciato il confine tra sacrosanta ricerca della giustizia e puro opportunismo? Anche quello è un bel mistero… forse l’unico su cui sarebbe davvero interessante riflettere.

Write A Comment