Devo ammettere che il mio preferito resta Lacci, ma nel filone delle spigolosità relazionali esplorato in questi anni da Domenico Starnone si casca tendenzialmente sempre bene, perché i sentimenti che disseziona non sono mai piatti e fiabeschi, ma somigliano di più a un garbuglio sotterraneo che si nutre di buone intenzioni per poi sconfinare nell’imperfezione.
Confidenza è la storia di un legame – tra un magnetico professore e una sua ex allieva – che sopravvive grazie alla condivisione di due segreti inconfessabili. Tu dici a me (e solo a me) la cosa peggiore che hai fatto e io dico a te (e solo a te) la cosa peggiore che ho fatto. Rimarremo insieme – o almeno così crediamo – perché entrambi custodiamo il brutto dell’altro e rivelare quel che sappiamo ci distruggerebbe.
Sapere tutto di chi amiamo è auspicabile e opportuno o è un lusso che è meglio non concedersi? Teresa e Pietro si faranno carico per noi del temibile esperimento e, mentre le loro vite (amorose, creative e lavorative) continueranno a fare il loro corso, il patto terribile che hanno stretto diventerà il ritratto che li attende in agguato in soffitta, la grande paura che li sorveglia come una sentinella.
Tra piccolezze quotidiane, famiglie che nascono, egoismi e nuovi incontri, Confidenza disegna la mappa di quel nucleo sommerso che alimenta l’amore e che può trasformarci nella versione peggiore (o migliore, a seconda dei compromessi che scegliamo di accettare) di noi.
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