Libri

Han Kang | Convalescenza

Pinterest LinkedIn Tumblr

Allora, La vegetariana è l’unica altra esperienza che ho accumulato su Han Kang – che ha vinto il Nobel per la letteratura nel 2024, memo che mi pare superfluo ma per completezza e ambizioni di precisettismo diciamolo comunque. Convalescenza – tradotto da Milena Zemira Ciccimarra per Adelphi – è un volumino fulmineo fatto di due storie indipendenti, che si accostano però bene a quel poco che ho già incontrato. C’è un modo peculiare, mi sembra, di far comunicare la sofferenza dello spirito con la trasformazione del corpo. 

Il primo racconto è un limbo in cui il lutto si intreccia al rimpianto – due sorelle si allontanano e perdono la capacità di esistere l’una per l’altra -, anche se in superficie ci sembra di dover seguire la storia di una bruciatura sulla caviglia che degenera in una schifezza potenzialmente pericolosa.
Nel secondo racconto ci sono due persone che si sposano pur restando solitarie ed estranee, finché lei – che non voleva mettere radici da nessuna parte e si sente tremendamente oppressa, soffocata, respinta e disorientata dal trantran del mondo “normale” – si trasforma in una pianta. Sì, pure qua c’è una donna-vegetale.

Il corpo, caso per caso, si rompe o si modifica per assecondare un dolore che fisico non è, ma è solo attraversando quella parentesi di mutamento o di sofferenza materialissima che si trova una via di fuga o si verifica un cambiamento. Per quel poco che so della cultura sudcoreana – che così tanto mi pare insista sulla regolarità estetica, sui canoni codificati del decoro e sulla cura dell’involucro -, delle donne che si lasciano marcire le caviglie o rifiutano in toto la forma umana per dare visibilità e carne a una ferita esistenziale è curioso, ma anche molto chiaro, estremamente ragionevole. È una forma di ribellione che si consuma nel perimetro piccolissimo del corpo individuale e che non ha conseguenze macroscopiche o collettive, ma fa di questa caparbia passività una manifestazione radicale. I personaggi stessi la subiscono come una specie di destino e non sembrano sceglierla deliberatamente… ma quando arriva se la tengono stretta e, a modo loro, prendono la porta e vanno.

Write A Comment