Agili e scattanti consigli di lettura. Perché è così che siamo: agili e scattanti. E anche non proprio super tempestivi, ma comunque molto volenterosi.
Bene, procederò senza indugi a dire bene del Seggio vacante (Salani editore, viva Salani).
Non ci saranno maghi con gli occhiali tondi, dissennatori e licantropi, non ci faranno un parco a tema né un esercito di pupazzetti con le sciarpette a righe, ma Il seggio vacante è un bel libro.
Nessun protagonista vi starà simpatico: l’unico essere umano degno di stima è Barry Fairbrother che, crepando a pagina tre nel parcheggio di un ristorante, darà involontariamente il via a una catena di catastrofici sconvolgimenti amministrativi, etici e sentimentali che devasteranno la quiete di Pagford, cittadina inglese di finto marzapane. Al centro della contesa ci sono i Fields, quartiere periferico e degradato di cui Pagford tenta di liberarsi da anni, appioppandone la giurisdizione alla vicina Yarvil. Il consiglio comunale – col seggio lasciato vuoto da Barry – è spaccato a metà e la dipartita del più strenuo sostenitore dei Fields non farà che peggiorare le cose. Bisogna decidere sui Fields, e alla svelta, non se ne può più di quei drogati che disturbano la pubblica quiete, corrompono i nostri figli e gettano le cartacce in terra. Chi prenderà il posto di Barry? Tutti quelli che si candidano per rimpiazzare il povero Fairbrother hanno molto da nascondere… e determinatissimi nemici pronti al sabotaggio.
Tutto questo per dire che la trama è ben costruita, piacevolmente intricata e va dove deve andare, concitazione finale compresa (Voldemort non arriva mai, ma l’idea è quella)… insomma, la Rowling ci aveva abituato bene e non si è dimenticata come si fa, anche se ogni tanto inciampa in qualche piccola noioseria e situazione stereotipata. C’è anche un mezzo martirio con annessa simbologia salvifica per la collettività pagfordiana, ma se la prendete come dei veri sportivi vi sembrerà un buon finale, coerente con quello che è capitato prima e adatto a chiudere la faccenda.
I personaggi sono dei gran bastardi e, ancora meglio, sono dei bastardi che sembrano veri. Aggrappati a patetiche ambizioni, pregiudizi ed egoismi, andrebbero tutti buttati in un pentolone pieno di lava. Pagina dopo pagina, Rowling ci fa fare un tour guidato nelle loro teste: paure, scheletri nell’armadio, invidie, gelosia… è il festival del “lo penso ma non lo dico”. Ed è bellissimo, perché il lettore che sa come stanno davvero le cose si sentirà un po’ come una portinaia onnipotente. Il lettore si troverà anche a fare il tifo (giustamente) per i ragazzini che, più che parteggiare per un generale senso di giustizia e rettitudine, scateneranno agghiaccianti vendette sul capo di chi se lo merita… o quasi sempre. Insomma, vi verrà da schierarvi e da partecipare alle elezioni, vi preoccuperete per i personaggi di cui nessuno si preoccupa e cercherete di non sputare sul libro ogni volta che i vostri più acerrimi nemici apriranno bocca.
In conclusione, Rowling approvata e consigliata ad amici e parenti. Ci ritroverete tutto quello che sa fare meglio (gestire moltitudini di personaggi – con identità, vite interiori e obiettivi perfettamente delineati – dentro a una cornice/trama con tutte le necessarie complicazioni) e, anche se Pagford somiglia molto di più a Privet Drive che a Hogwarts, constaterete con piacere che gli orfani di Barry Fairbrother non hanno bisogno di una scopa volante per farvi saltare dentro alle loro storie.
4 Comments
E’ in lista (quella desideri di Amazon). A proposito, finito oggi di leggere “Nessuno è indispensabile”.
Il primo libro che ho letto anche mentre guidavo (magia dell’e-reader piazzato sul volante). Spettacolare.
Se è in lista hai una buona lista 🙂
Sono contenta che ti sia garbato “Nessuno è indispensabile”… mi sembra che se ne parli un sacco, ormai. È molto consolante vedere un libro intelligente che comincia a girare!
Per una che ha letto ciascun Harry Potter almeno 4 volte (e che adesso sta leggendo “La pietra filosofale” a sua figlia di 6 anni) era imprescindibile direi.
“Nessuno è indispensabile” l’ho trovato per certi versi geniale, come tutti quei libri ben scritti che ti fanno capire che non sempre c’è un perchè folgorante alle cose. Succedono e basta.
Io l’ho scoperto qui, ma ne ho letto anche su Finzioni… leggerò anche qualcos’altro dell’autore, sicuramente
Arrivo in ritardissimo (cinque anni addirittura), ma ho finito qualche giorno fa Il Seggio Vacante e ho cercato una tua recensione sul blog (e ovviamente c’era, che domande). Comunque a me il libro è piaciuto molto, calcolando le aspettative altissime, ça va sans dire, ma la nostra J.K. non ne sbaglia una (ok, forse the Cursed Child sì). Mi ha ricordato moltissimo la narrativa di Coe, di cui ho amato tantissimo La banda dei brocchi, forse per la trama particolarmente ricca di personaggi e di storie tutte cosi ben descritte. Ho apprezzato anche il linguaggio usato, crudo quanto basta, lontanissimo da quello a cui ci aveva abituati ma perfettamente adatto alla storia narrata.
Ah consiglio la miniserie prodotta dalla BBC sul libro, ben fatta, attoroni, ma leggermente più soft.