Visto che Steven Soderbergh me l’ha chiesto espressamente – ma proprio di persona, con un cabaret di pasticcini in mano e un ghepardo rosa al guinzaglio -, ho deciso di provarci anch’io. Perché l’idea è quantomai avvincente, nella sua grassa semplicità. Il domandone è il seguente: che cosa hai visto/letto nell’intervallo di tempo X? Valgono i libri, gli spettacoli teatrali, le serie TV, i film, le mostre, i fumetti, le etichette della crema idratante, l’opera, il burlesque e pure gli scontrini dell’Esselunga. Insomma, faccende culturali, ludiche e curiosone. Soderbergh, che non ama pettinare le bambole, la lista la mette insieme una volta l’anno. Io, che ambirei ad aggiungere anche qualche commentino a quello che ho masticato, vorrei provare a sfornare un piccolo papiro mensile, divertendo le folle e seminando il disordine. Il mostruoso esperimento, qua nei Tegamini, si chiamerà Vedileggi. E che il cielo ci protegga.
Provo?
Provo. In rigoroso ordine cronologico. E senza vergogna.
Molto bene.
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Fuori in 60 secondi
Sei sul divano con la sacra copertina di ciniglia, cambi canale a caso e, magimagia, esce il faccione di pietra di Nicolas Cage. In uno dei suoi ruoli più acclamati, poi. Vedi Nicolas Cage e una forza misteriosa ti impedisce di scappare. Nicolas Cage balena sullo schermo – con una certa flemma – e te devi per forza dargli retta. Che facciamo, Amore del Cuore? Cioè, è Fuori in 60 secondi. Dobbiamo guardarlo. È una missione, in pratica… se non lo facciamo, lo scaffale con la nostra sarcastica collezione di DVD di Nicolas Cage ci crollerà in terra. Anzi, cadrà sul gatto e ce lo acciaccherà irrimediabilmente. È proprio una questione di coerenza. E poi c’è anche Angelina Jolie coi rasta fatti col dentifricio. LA VITA.
E niente. Siamo rimasti lì a guardare Fuori in 60 secondi. Felici come gli ultimi imbecilli della Terra.
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The Imitation Game
Durante i primi ventisei minuti di questo film, la mia preoccupazione principale è stata una focaccia al pomodoro. Rovente. Untissima. Impossibile da mangiare al buio. Avevo questa focaccia sulle ginocchia, adagiata sul suo civilissimo cabaret. Nonostante il cabaret, un tovagliolo di carta al collo e pure le posate, sono riuscita a tirarmi addosso di tutto. Litrate di sugna. Pezzi di formaggio. Grasso di balena. Gnomi. Nasi finti. Mentre io lottavo con una focaccia, Benedict Cumberbatch – la lontra più espressiva del mondo – combatteva la sua personale battaglia contro il nazismo, i pregiudizi della società, Nonno Lannister, le parole crociate, le clavicole a punta di Keira Knightley, l’impressionante panza che è spuntata all’improvviso all’autista di Downton Abbey e le continue lamentele di Amore del Cuore – il laureato in storia più pignolo e rompicoglioni di sempre… soprattutto quando gli toccano la Seconda Guerra Mondiale.
Come sottofondo generale – a parte il mio scartocciamento di focaccia e le puntualizzazioni stizzite del mio consorte -, c’erano i vecchi dell’ultima fila, telecronisti mancati. Quando s’è scoperto chi era davvero la spia sovietica, nessuno è stato più in grado di tenerli. Al mio fianco, per peggiorare ulteriormente la situazione, c’erano due fangirl (VECCHISSIME) di Sherlock. Quando il signor Turing s’è messo a correre in braghette corte, hanno praticamente cominciato a strofinarsi sul bracciolo della poltrona, mugolando come scimmie bonobo. E io là con la mia focaccia, troppo disorientata per riuscire a pigliarmi bene per questo film, nonostante l’infinita ammirazione che nutro per il genio di Alan Turing e l’immane sdegno per l’ingiusto e ripugnante destino che gli è toccato.
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Franca Valeri – Bugiarda no, reticente
Franca Valeri bisognerebbe utilizzarla come un oracolo. Costruirle una specie di salottino e metterla lì a dispensare saggezza, fino alla fine dei tempi. Questo libro è una specie di autobiografia, un album di ricordi che parla di carriera, amore, infanzia, teatro e storie. La roba davvero speciale di questo libro, però, è che riesce quasi a rendere comprensibile uno dei misteri più ingarbugliati dell’universo: l’ironia.
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Keith Gessen – Tutti gli intellettuali giovani e tristi
Sarò io che non sono abbastanza sensibile, ma questo libro mi è sembrato involontariamente buffo. Mark, Sam e Keith sono veramente tre cialtroni. Lo spaesamento, il declino post-Clintoniano, la becera era-Bush, gli ideali, le tesi di dottorato, i parcheggi che non si trovano, i grandi punti di riferimento, il viaggio come scoperta del proprio cuore, le differenze. La verità è che a Mark, Sam e Keith interessa solo scopare. Tutto il resto succede perché non ci riescono mai.
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Big Eyes
Ci provo sempre, perché è Tim Burton. Io ci provo, ma non c’è niente da fare. Tutto quello che mi piaceva di Tim Burton è praticamente scomparso. Alice in Wonderland è stato un duro colpo, e dubito che riuscirò mai a dimenticarlo. Dark Shadows mi aveva fatto ben sperare, visto che si trattava di una storia di freak, mostri e scherzi della natura. Ma niente, non ha funzionato neanche quello. I film che cercano disperatamente di essere divertenti mi mettono in imbarazzo. È una situazione tremenda. Ti si stringe il cuore e ti dispiaci un casino, ma proprio non riesci a spassartela. Ti prego, apprezza il nostro umorismo un po’ vintage e strambo! Ti scongiuriamo, amaci!
Zero.
Big Eyes, come succede sempre nella fase “Gente, esce un nuovo film di Tim Burton!” mi ispirava parecchio. Ci credevo. Ero pronta a sfidare il gelo serale e il torpore post-ufficio per trascinarmi al cinema. Insomma, c’è Christoph Waltz. C’è questa matta che dipinge bambini derelitti con gli occhi giganti! Sarà fantastico, me lo sento! Adesso… non è mica un brutto film, per carità. È un film dignitoso. Non ti fa arrabbiare, è pieno di colorini pastello e non insulta eccessivamente la tua intelligenza – a parte la battuta cardine di tutta quanta la baracca: “Perché disegni questi grandi occhi?”, “Perché gli occhi sono lo specchio dell’anima…”. Solo che… è un film senza cuore. E pure un attimino palloso. Cioè, poi magari è colpa mia, mi sarò trasformata in un’arida istitutrice con una gamba di legno… sarò diventata un personaggio di Bret Easton Ellis. Io non lo so, ma guardare Big Eyes è stato come sedermi per due ore a fissare un ragazzino che non ha voglia di fare i compiti.
Ma forse sono io che ho gli occhi troppo piccoli.
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Guardians of the Galaxy
Meritano tutto il nostro amore. Ora e per sempre.
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Nymphomaniac – Part 1
Tutti a pesca con Stellan Skarsgård!
Tutti ad abbracciare un frassino!
Tutti a prendere lezioni d’organo!
Diamine… CIT.
Non pensavo di essere tagliata per i polpettoni da intellettuali erotomani – ossessionati dalle tonalità più tristi del beige -, ma Nymphomaniac mi è garbato. Sarà che stavo sorseggiando del genepì, ma l’ho trovato estremamente interessante. È un documentario, in pratica. E io adoro i documentari. Non riesco ad accettare che il naso della giovane Jo si sia in qualche modo evoluto fino a trasformarsi nel canappione della vecchia Jo, ma consideratemi a bordo per tutto il resto. Giaguari compresi.
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Joan Didion, The Year of Magical Thinking
Cielo, c’è addirittura una recensione seria!
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La maschera di Zorro
Dopo circa una settimana di diretta dedicata all’elezione del Presidente della Repubblica, Mentana ha deciso di andare a farsi una doccia, lasciandoci in balia del palinsesto di La7. La7, quando non c’è il telegiornale o un talk-show di approfondimento o la Bignardi che intervista casi più o meno umani, si trasforma uno straordinario pentolone di assurdità cinematografiche. L’altra sera, dal niente, è apparso un film imperdibile: La maschera di Zorro, con Anthony Hopkins che fa Zorro vecchio, Banderas che fa lo Zorro-stagista e Catherine Zeta-Jones che fa l’emoticon della ballerina di flamenco. Tra peones cenciosi, sadici soldati ariani, il limone più duro mai apparso sul grande schermo e tramonti dipinti con le tempere, spicca il maestoso cavallo Tornado… vero uomo-partita-Sky della mirabile pellicola. Io me ne vergogno – anche perché non riesco più a distinguere Banderas dal mugnaio pazzo del Mulino Bianco -, ma mi sono divertita un casino. Con buona pace della pancera di Hannibal Lecter e dell’infelice gallina Rosita.
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Joan Didion, Play It As It Lays
Da qualche parte in copertina, c’è scritto che la Didion scrive col rasoio. Zac. Zac. Zac. Implacabile, affilata e precisissima. La copertina, per una volta, dice la verità. Play It As It Lays è il primo Didion-romanzo che leggo – visto che, purtroppo, L’anno del pensiero magico è una storia autobiografica – e continuo ad essere una piccola fan in pieno entusiasmo da super scoperta recente. In questo libro si sale in macchina con Maria, attrice dalla carriera breve e neanche un po’ folgorante, e si guida in giro per Los Angeles. È una storia di fuga, di vuoti perpetui, di aspettative disattese, di chiacchiere e lunghe giornate senza senso. Più che un essere umano, Maria è una specie di pianta che secca, una persona che si trasforma gradualmente in un fossile mentre il resto del mondo continua a girare – che tutto questo girare, poi, possa rivelarsi senza scopo e senz’anima, è un altro paio di maniche. E in queste maniche dovreste proprio infilarvici.
Team-Didion!
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E per questo mese, cari tutti, abbiamo visto e letto a sufficienza.
Per il prossimo Vedileggi – e per ammirare ancora una volta l’header più straordinario di sempre -, ci si ritrova a fine febbraio. Ho già chiamato il Piccolo Teatro per i biglietti di Lehman Trilogy, quindi potrò cominciare a darmi un tono anche come altolocata consumatrice d’impegnata drammaturgia – impegnata e costosissima, cazzo.
Che gli alpaca proteggano le vostre avventure da divano. E raccontatemi i vostri Vedileggi, se ne avrete voglia.
15 Comments
«la lontra più espressiva del mondo».
Lunga vita a Benedict Otter-Photobomb Cumberbatch! <3
Che bella idea, davvero interessante, quasi quasi ci provo anch’io 🙂
[ piacere, leggo i tuoi post da poco, ma sto cercando di recuperare quelli vecchi perché mi fai sempre sbellicare 😉 ]
Il mio vedileggi di gennaio è iniziato con una caduta, di quelle brutte, dalle quali si fa fatica a riprendersi, nella San Pietroburgo di metà 800, con L’idiota di Dostoevskij. Ho poi proseguito, sempre da quelle parti, con Limonov di E. Carrère. Li ho amati tantissimo entrambi e credo che correrò molto presto nelle braccia di Dosto per leggere qualcos’altro. Li ho letti tutti e due in francese e per il romanzo russo sono molto molto combattuta sulla questione della traduzione… magari, tu che fai anche la traduttrice, potresti parlare della questione vecchie traduzioni vs nuove traduzioni.
Ora ho iniziato A Boy di R. Dahl e Foreign Devils on the Silk Road di Hopkirk.
Comprerò presto qualcosa della Didion, il tuo ultimo post mi ha molto intrigata.
E poi adoro Julian Barnes, ho tre suoi libri che mi aspettano sul comodino anche se Levels of Life mi ha dato un tale pugno nello stomaco che faccio ancora fatica a respirare, a volte.
Parlando invece di film, ho visto gli ultimi due con S. Johansson. Lucy che mi è parso scialbo e senza trama e Under the Skin che invece mi è proprio piaciuto. Poi mi sono rifugiata nelle vecchie commedie americane dove ho scoperto K. Hepburn che è oramai, ai miei occhi, la donna più bella che l’universo abbia mai conosciuto. Ho guardato A Philadelphia story e poi altri film con J. Stewart.
Ciao Tegamini, keep on sharing!
Maledizione, Lucy l’ho visto anch’io e mi sono dimenticata di metterlo! Che cretina. Anche perché è tremendo, e mi sarei divertita un casino a prendere tutti in giro 😀 Under the Skin lo voglio vedere un sacco perché il libro è bellissimo e sono molto curiosa ^_^
Sulla faccenda vecchie VS nuove traduzioni, concordo moltissimo con non so più chi. La lingua cambia e si evolve con il tempo. E le traduzioni – che in ogni momento in cui le leggiamo sono comunque qualcosa di diverso dall’originale – parlano la lingua del loro tempo. Tra il non “poter” più leggere qualcosa perché è in una lingua che ci risulta completamente aliena e il permettere a chi parla ormai un linguaggio “nuovo” di godersi felicemente il capolavoro che più gli garba, direi che voto per la seconda opzione.
Il mio vedi leggi di gennaio è monotematicamente indirizzato ad Harry Potter.
Ho snobbato i film per anni addormentandomi nelle comodissime poltrone del multisala, figuriamoci leggere i libri… bhe, è bastato portarmi a Londra negli studi della Warner a visitarne i set e mi è partito l’embolo: a 32 anni sono diventata la Potterhead più fomentata del mondouniverso! Agliutooooo!
Io ho avuto la fortuna di crescerci insieme, a Harry Potter. Sono la classica bambina che ha cominciato alle medie con il primo libro e si è ritrovata all’università a ordinarsi l’edizione inglese su Amazon perché non si poteva aspettare altri sei mesi per la traduzione. E poi le copertine delle ultime edizioni italiane le ha curate Amore del Cuore. Con me sfondi una porta aperta. 😀
Ma le ormai leggendarie edizioni del “Frassotasso Gate”? Perché sto leggendo sul Kobo con l’intenzione di prendermi la collezione che ha sui dorsi stampato il castello… solo che da brava babbana temo questa cosa dei nomi e volevo dirottarmi sui vecchi libri (scusa Amore del Cuore!)
Nel mio vedileggi spicca un libro che vorrei proprio consigliare: Stoner di John Williams. Prosa pulitissima, e un dono per la creazione di personaggi “veri” ma mai esagerati, nè noiosi…
Sarei curiosissima di sentirne una tegamini-opinione 🙂
Stoner mi è piaciuto moltissimo. Ero un po’ diffidente – lo stanno leggendo tutti, sarà una cazzata! – ma mi sono felicemente ricreduta.
🙂
Il mio vedileggi di gennaio è iniziato con Il Cardellino, uno di quei polpettoni che non consiglierei al mio peggior nemico, che probabilmente ha avuto il buonsenso di non prenderlo neanche in considerazione. Poi ho letto Il Cerchio di Dave Eggers, che non mi ha mai deluso e infatti anche questo libro non mi è dispiaciuto per niente, solo un po’ inquietante. Nonostante lo stiano leggendo tutti, anche per il film uscito qualche mese fa, ho letto Colpa delle stelle di John Green e mi è piaciuto, anche se penso di aver raggiunto il limite massimo di lacrime disponibili per tutto il 2015. Per quanto riguarda i film, ho visto anche io The Imitation Game, ma non avevo la focaccia sulle gambe ed esperti storici in sala quindi sono stato molto tranquillo. Ho visto Still Alice, che nonostante la storia molto toccante, anche per esperienze personali, mi ha lasciato quasi del tutto indifferente. Cioè, il film non è male, ma forse mi sto trasformando anche io in un’istitutrice senza cuore o forse è per quella storia dell’aver finito tutte le lacrime con il libro di John Green. Ho recuperato What If dopo aver letto non mi ricordo chi su twitter che ne parlava e sono rimasto affascinato dall’accento di Harry Potter diventato grande, ché io non lo avevo mai sentito parlare in inglese. Ho finito di vedere American Horror Story ma vabbè, ogni volta mi prometto di abbandonare la serie invece ad ottobre, puntualmente, ci ricasco.
Che bell’idea il vedileggi, ma soprattutto applausi spellamani ad Amore del Cuore per il banner più bello di tutto internet.
“Il cardellino” non è garbato neanche a me. Ma proprio zero. E fino a questo momento ero l’unica al mondo… quindi ti ringrazio con tutto il cuore.
Che bella idea questa del Vedileggi!! Io questo mese ho spaziato tantissimo nei generi: ho letto Dalla parte di Swann (sì, sto affrontando la bestia e per ora sto vincendo io!), #GirlBoss (che mi è parso veramente insulso) e The Opposite of Loneliness (su cui sto cercando di articolare un’opinione sensata).
Non vedo l’ora di leggere i tuoi prossimi Vedileggi – e ho la Didion che mi fissa dal kindle da un nel po’, dovrò rimediare!
Cioè… cioè… ma tu sei un genio! XD
Ti seguo da un po’ su twitter, dopo aver casualmente trovato in giro il tuo meraviglioso articolo sul poffoso alpaca mentre cercavo appunto l’immagine di un alpaca per l’avatar di uozzap… e non avevo mai letto una tua recensione non seria! 😀
Ma l’emoticon della ballerina di flamenco mi ha definitivamente conquistato! XD
Io nel vedileggi di gennaio, da bravo ritardatario, c’ho Interstellar, che mi vale tutto il mese. Poi ho iniziato a vedere Madmen che sembra una cosa interessante… e ho scoperto L’Onda, che tutti i miei amici ggiovani hanno visto nei licei durante le autogestioni mentre io nel 2008 dal liceo ero bello che uscito… -_-
E Armageddon Rag di George R. R. Martin che no, non ha scritto solo il maledetto Trono di Spade. 😀
Complimenti per il banner, per quello e le copertine di HP tuo marito gode della mia stima incondizionata. 😀
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