Come tutte le creature della mitologia più sanguinaria, MADRE è difficile da fotografare. Elusiva, fulminea e pericolosissima, appare fugacemente all’orizzonte per poi dissolversi in una pioggia di lapilli e piccole distruzioni. Temuta dai saggi e più volte affrontata – senza successo – dagli eroi, MADRE può tutto. Fu MADRE a forgiare l’Unico Anello, fu MADRE a mettere il nome di Harry Potter nel Calice di Fuoco. MADRE inventò il flusso canalizzatore, spinse Anna Karenina sotto il treno e confezionò le adorabili tunichine degli Ewok. A MADRE dobbiamo la distruzione del T1000 – umiliato sui cento metri -, la cacciata di Predator, l’annientamento sistematico di Alien – Ripley arrivava quando ormai le creature erano tramortite dai manrovesci di MADRE -, l’interpretazione della stele di Rosetta e anche la rivincita delle bionde. Fu MADRE a tirare fuori Neo dalla brodaglia rosa dell’ignoranza e a spiegargli come si arrotolano i cucchiai. Sull’impero di MADRE non tramonta mai il sole, anche perchè Ra le deve un favore. E se è vero che spazzò via i dinosauri, MADRE si fece perdonare contribuendo al progresso dell’universo: una mattina, decise di assemblare il primo reattore a curvatura.
Tanto potente quanto modesta, MADRE non ammetterebbe mai nulla di tutto ciò. Al massimo vi direbbe che quand’era all’università e c’era sciopero dei mezzi si faceva a piedi il tragitto Milano-Monza, e ritorno. Cercherebbe di farvi capire come si gioca a hockey sul cemento, coi pattini vecchi con due rotelle davanti e due dietro, senza ginocchiere, senza gomitiere, senza i denti davanti. Penzolerebbe dal piolo più alto del quadro svedese mentre impasta la frolla senza usare il burro – perchè non c’è bisogno di burro per tenere insieme una torta, quando i pugni sono quelli di MADRE, pugni che hanno lasciato lividi sugli zigomi pelosi di Chuck Norris.
Bene.
Perdonate l’accumulazione di fatti leggendari, ma la premessa era doverosa, se davvero vogliamo tentare di comprendere che cosa sta succedendo nell’inestimabile documento che sto per condividere col cosmo. Perchè questo è un raro ritratto di MADRE, impegnata ad assaltare la natura, un ramo alla volta.
Quello è un albero d’amarene. Quello dietro è il campo dove girarono la Freccia nera nel 1968. Quella che c’è appena sotto l’albero di amarene è una specie di scarpata. MADRE, d’estate, s’arrampica sull’albero di amarene e le raccoglie – tutte quante, fino in cima – per farci la marmellata. Perchè la scarpata è un dettaglio. La marmellata d’amarene è più importante di qualsiasi dirupo sassoso.
Quel che MADRE sta facendo, con dieci gradi sottozero e nessun tipo d’utensile, è la pulizia preventiva dell’albero d’amarene. Eliminare i rami secchi è molto utile: rende l’albero più comprensibile e solido, migliorandone di molto la struttura in vista della bella stagione. Meno rami secchi, arrampicate più agevoli, più amarene raggiungibili, più marmellata.
MADRE agisce ogni estate su tre alberi d’amarena, un melo, un pero, una siepe di more lunga venticinque metri, un ciliegio, due noci, un melograno, una pianta di fico e una pianta di prugne.
Non è una donna, è un’industria per la trasformazione della frutta.
E nessuno può fermarla.