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In Pelle d’uomo di Hubert/Zanzim, uscito qua da noi per Bao, una fanciulla assai graziosa viene promessa in sposa – come vuole la tradizione – a un tizio che non ha mai visto prima. Non che la sua opinione conti, d’altro canto. Il matrimonio è una transazione come un’altra e da quando in qua una fanciulla dovrebbe coltivare l’ambizione di scegliersi un marito, o addirittura di sposarsi per amore?
Le donne della sua famiglia, però, si tramandano segretamente un manufatto assai particolare, raro e prezioso. Una magica “pelle d’uomo” che, se indossata, fa esattamente quel che promette di fare: conferire le sembianze di un bel giovanotto che può muoversi indisturbato nel mondo, concedendosi libertà del tutto inedite.

Bianca, la nostra promessa sposa, indossa la pelle con l’aiuto della sua madrina per lanciarsi in una specie di missione in incognito: vuole conoscere meglio l’uomo che dovrà sposare, infiltrandosi da pari in un mondo a cui di solito non ha la possibilità di accedere. Come si comporta Giovanni nel suo “ambiente naturale”? Che tipo sarà? Bianca deve aspettarsi un matrimonio privo di sentimento ma ricco di corna come quello che è toccato alle sue conoscenti o può aspirare a un avvenire meno scoraggiante?

Ebbene, nei panni di Lorenzo, Bianca non scoprirà lì per lì nulla di troppo confortante… ma non è l’unica a portare una maschera e sarà proprio il riconoscimento delle sovrastrutture che schiacciano e intrappolano entrambe le parti a farle aprire davvero gli occhi.
Senza togliervi il piacere del garbuglio narrativo, quello su cui si può riflettere sono i temi. È una storia che parla di ruoli predefiniti e squilibri di potere – alimentati da un moralismo di fondo che si arroga il diritto di stabilire cosa è lecito, “pulito” e buono. Il predicatore fanatico che punta il dito contro le tentazioni della carne è ascoltato e incoraggiato finché predica l’obbedienza femminile, ma quando caccia dalla città le prostitute frequentate da una considerevole fetta di uomini (soprattutto quelli sposati), la sua carriera subisce una significativa battuta d’arresto. Emblematico? Direi assai.
Lorenzo è l’elemento fuori dagli schemi (maschio e femmina insieme) che squarcia il velo e porta a galla le menzogne di facciata che la gente cerca di tenere in piedi per difendere e coltivare quel che è normale davvero: la propria inclinazione, spesso fluida o apertamente queer. È un racconto importante anche perché esplora pure l’altra faccia della medaglia, quell’impianto di mascolinità tossica che polarizza i comportamenti maschili e costringe chi non è conforme a quello schema – altrettanto artificiale – a nascondersi e a camuffarsi per non subire l’ostracismo della propria comunità e per continuare a tenere, in sostanza, il coltello dalla parte del manico.

Insomma, è un libro che usa un espediente magico e un’ambientazione lontana nel tempo per riflettere in maniera libera, sbarazzina e imprevedibile su una gran quantità di scogli ancora attuali.
L’auspicio resta quello di sbriciolarli.
VIVA LORENZO!

Orbene, quest’anno non sono riuscita a organizzare i #LibriniRegalini, ma mi pare comunque opportuno sfornare una gioiosa lista di consigli per i doni natalizi. Mentre cerco di industriarmi per inventare qualcosa di divertente da combinare insieme nei primi mesi del 2020, ecco qua un po’ di suggerimenti per far felici voi e/o le vostre persone preferite. Sono stata poco sul romanzesco, privilegiando le pubblicazioni che vi faranno fare bella figura – oh, accidenti, che pregevole edizione! – o quelle meglio identificate da un tema – che son più facili da assegnare alla gente che ha già esplicitato un particolare interesse per qualche argomento specifico dello scibile umano.
Spero di generare utilità.
Partiamo!

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Alessandro Torcoli
In vino veritas
(Longanesi)

Editore e direttore di Civiltà del bere, Alessandro Torcoli è una delle personalità più autorevoli in Italia in materia di vino. Sta studiando per conquistare il titolo di Master of Wine – riconoscimento iperuranico internazionale che ancora nessun nostro connazionale è riuscito a guadagnarsi – e gestisce, insieme alla redazione della rivista, un’enoteca assai amena che organizza incontri di approfondimento e gradevoli chiacchiere periodiche col pubblico. In vino veritas è una panoramica accurata ma godibilissima della filiera produttiva del vino, dall’allevamento della vite (già, la vite non si coltiva – si alleva) allo scaffale. L’approccio è narrativo e gli obiettivi sono felicemente divulgativi: Torcoli ci racconta come funziona il mondo del vino con precisione e chiarezza, senza farci pesare la sua conoscenza enciclopedica. Anzi. Perché il vino è, prima di tutto, un tassello importante della nostra cultura.

A chi donarlo?
A chi beve con piacere e vorrebbe saperne di più. Ai fan dei “come è fatto”. A chi al ristorante ordina le bottiglie care per pavoneggiarsi ma in realtà ci capisce poco. A quelli che dicono sempre “io non ci capisco niente ma m’accorgo se un vino è buono”.

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Chiara Frugoni
Uomini e animali nel medioevo
(Il Mulino)

La sapienza di Chiara Frugoni si estende anche alla zoologia. In questo meraviglioso tomone illustrato, esploriamo la relazione tra gli animali e l’uomo del medioevo, che sulle bestie doveva per forza di cose fare affidamento (abitando una dimensione non ancora meccanizzata) e che nelle bestie trovava riferimenti allegorici capaci di assisterlo nella decodificazione di una realtà filtrata dalla lente di una fede pervasiva. L’uomo del medioevo contava sugli animali “addomesticati”, temeva quelli selvaggi (che rappresentavano un problema piuttosto concreto e pressante) e non esitava a considerare reali quelli mitologici. Era un mondo in cui l’asino e il drago non occupavano piani concettuali differenti, ma convivevano in una rappresentazione del creato al contempo trascendente e assai “pratica”. Un viaggio dotto e godibilissimo tra storia, simbologia e arte.

A chi donarlo?
Ai dotti estimatori della divulgazione storica. Agli appassionati di bestie e delle loro gesta. A chi ama esplorare i significati più o meno nascosti dell’arte.

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Lewis Carroll
Alice nel paese delle meraviglie
(L’Ippocampo)

Illustrato da Minalima

Bookcity mi ha donato una grande gioia, quest’anno. Ho avuto l’onore di chiacchierare con i Minalima in occasione dell’uscita dei due nuovi titoli che hanno curato, progettato e illustrato per L’Ippocampo. Il primo – Il giardino segreto – era uscito per il Salone del Libro e ora sono disponibili anche Alice Il libro della giungla. Per chi necessitasse di una rinfrescata, i Minalima sono i due designer – Miraphora Mina e Eduardo Lima – che si sono occupati di inventare l’identità visiva del mondo di Harry Potter. La Mappa del Malandrino? L’han fatta i Minalima. I manifesti WANTED dei Mangiamorte? Sono dei Minalima. Insomma, tutto quello che c’è di cartaceo o visuale nei film (Animali fantastici compresi) è roba loro. E sono dei geni. Le loro edizioni di questi grandi classici sono piene zeppe di soluzioni cartotecniche imprevedibili e interattive, oltre che di splendidi disegni e di una gabbia grafica preziosa. L’Ippocampo pubblicherà gradualmente tutta la serie – il prossimo dovrebbe essere Pinocchio. 

A chi donarli?
Ai piccoli (e ai grandi) che affrontano i classici per la prima volta. A chi colleziona edizioni preziose e insolite. A chi non ha più i libri dell’infanzia ma vorrebbe comunque mettere sullo scaffale una meraviglia. Ai feticisti dell'”oggetto libro”.

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Il meglio di Richard Scarry
(Mondadori)

Ho recentemente ripescato dai depositi sommersi di MADRE i miei vecchi libri di Richard Scarry e, lasciandomi travolgere da una grandiosa Operazione Nostalgia, li sto rileggendo con Cesare. Mondadori continua a tenere vivo il catalogo di Scarry e, se non disponete di una soffitta piena zeppa di antichi volumi, potete sempre lasciarvi sostenere dalle nuove edizioni. Il meglio di Richard Scarry è una raccoltona che contiene Il libro delle parole, In giro per il mondo, Il libro dei mestieri, Le più buffe storie e Tutto ruote.

A chi donarlo?
Ai bambini che vanno all’asilo. Ai genitori di piccoli lettori in cerca di efficaci strumenti per intrattenere la prole in maniera produttiva. A chi ha perso i “suoi” Scarry ma non ha mai smesso di amare Zigo Zago.

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Shirley Jackson
La lotteria
Adattamento grafico di Miles Hyman

(Adelphi)

Ne ho parlato poco tempo fa su Instagram. Ecco qua.

Prima di Battle Royale e degli Hunger Games c’era La lotteria di Shirley Jackson, una delle short stories più celebri della letteratura americana.
Pubblicato per la prima volta sul New Yorker nel giugno del 1948, il racconto scatenò un putiferio mastodontico e i lettori subissarono la rivista di lettere più o meno indignate. Perché? In estrema sintesi, La lotteria condensa in una manciata di pagine serratissime sia la crudeltà cieca del destino che l’emersione repentina, all’interno di un contesto di apparente civiltà, degli istinti umani più brutali. La lotteria annuale è un’esperienza catartica collettiva, un rito di passaggio che convoglia il male quotidiano su un unico bersaglio. Non si capisce bene che cosa faccia più paura, in fin dei conti. L’approccio estremamente pratico e funzionale alla faccenda? L’esito agghiacciante del sorteggio? I bambini che ammucchiano allegramente i sassi? L’ordinato svolgersi degli eventi? La lotteria ha visto anche una nutrita schiera di trasposizioni. L’ultima versione è una graphic novel firmata da Miles Hyman – nipote di Shirley Jackson e artista eccelso. La sua narrazione per immagini ci mostra i silenzi e tutto quello che si nasconde negli spazi bianchi del testo e fa, se è possibile, ancora più spavento. Bellissimo.

A chi donarlo?
Ai fan di Shirley Jackson. Agli amici della graphic novel d’autore. Ai coraggiosi.

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Merda
Colora e rilassati – 
40 insulti da colorare con gattini severi ma giusti
(Magazzini Salani)

La serie dei libri da colorare ingiuriosi si arricchisce di un nuovo pregevole capitolo: i gattini sboccati. Teneri e spietati, i gattini che popolano questo album sono pronti a soccorrervi nei momenti di furore più acuto. Le pagine possono all’occorrenza essere staccate e donate a chi più vi sta sull’anima. Tiè, piglia un gattino, infame che non sei altro.

A chi donarlo?
Qua le opzioni sono molteplici. Potete regalarlo a qualcuno che ha bisogno di sfogarsi un po’ e di smaltire la tensione… ma anche a qualcuno che vorreste spellare vivo – così, come SOTTILISSIMO messaggio subliminale. O anche a chi cerca invano di rasserenarsi colorando paesaggi e vasi di fiori, senza ricavarne il minimo sollievo.
Concludo evidenziando l’ovvio: no, non sono libri da colorare per bambini. Cioè, se volete esortare i vostri figli a correre in giro gridando COGLIONAZZO ai passanti vanno benissimo, ci mancherebbe. Chi sono io per intromettermi nei vostri progetti educativi.

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Phoebe Waller-Bridge
Fleabag. The Scriptures

E qua scateniamo della fandom. Credo che nulla possa battere l’amore che ho sprigionato quest’anno per Fleabag. Sogno di andare a vedere lo spettacolo a teatro e non so bene se tifare per una terza stagione della serie (pare improbabile) o godermi quello che c’è, in tutta la sua complessa assurdità. Sono felice per Phoebe Waller-Bridge e per il grande consenso che il suo lavoro è riuscito a raccogliere. Fioccano premi e fioccano applausi… e secondo me se li merita tutti. The Scriptures è una sorta di compendio di Fleabag. Ci troveremo dentro la sceneggiatura completa, un nuovo scritto dell’autrice e le “stage directions”, mai pubblicate prima. Auspico un’edizione accresciuta con statuetta ignuda in allegato ma, per il momento, sono contenta anche così.

A chi donarlo?
A chi ha apprezzato la serie e/o lo spettacolo – non solo per la presenza dell’Hot Priest. Ai porcellini d’India. A chi legge in inglese – perché non mi risulta che sia già disponibile una traduzione italiana.

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I quaderni Fandango
Scrittura creativa – 20 grandi autori e 70 esercizi
(Fandango Libri)

Tra i battutoni che si continuano a sentire quando si parla di editoria dobbiamo sicuramente annoverare l’immarcescibile “Ah, signora mia… ormai ci son più scrittori che lettori!”. Come tutti i tormentoni, si basa su un vago fondo di verità. Al di là delle ambizioni letterarie che possiamo nutrire, scrivere meglio e riflettere su quel che si scrive è un’iniziativa meritoria perché, a mio modesto parere, ci rende più consapevoli e più bravi a spiegare quello che sentiamo. Questo Quaderno è un ibrido. Venti grandi autori vengono presentati in efficaci schede tematiche – tra la biografia e l’analisi dell’opera – e, a seguire, troviamo un ampio ventaglio di esercizi di scrittura che si allacciano alle tecniche più emblematiche dei singoli autori. È un’opportunità di apprendimento letterario e una palestra pratica per provare a scrivere riflettendo davvero su quel che facciamo.

A chi donarlo?
Agli aspiranti Nobel del domani, a chi subisce (giustamente) il fascino dei grandi autori e vorrebbe riportare alla luce gli strumenti del loro lavoro, a chi ha voglia di far funzionare il cervello o migliorare la propria scrittura senza dover per forza vincere lo Strega.

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Susan Harlan
Fare i bagagli
(Il Saggiatore)

Un’altra vecchia ma valente conoscenza. Ecco i pensierini:

Dall’ultima valigia sputata fuori dai nastri di riconsegna all’aeroporto – la vostra, ovviamente – ai bauli inestimabili dei passeggeri di prima classe del Titanic, Susan Harlan esplora le implicazioni pratiche e filosofiche del fare i bagagli. Il risultato è un saggio insolito e piacevolissimo, una specie di indagine sull’idea stessa di viaggio e sull’identità del viaggiatore, la cui storia si sovrappone a quello che decide di trascinarsi dietro, avvalendosi dei “recipienti” più disparati. Zaini scassati! Salmerie! Bauli della macchina che diventano succursali itineranti di casa nostra! Trolley spietatamente misurati dal personale di terra! E via così. Il multiforme universo della valigeria viene analizzato, in epoche diverse, dal punto di vista “industriale”, culturale e letterario, senza trascurare il cinema e l’ossessione (talvolta giustificatissima) per l’ottimizzazione degli spazi. Siamo quello che mettiamo in valigia? Chi lo sa. Forse somigliano di più a quello che ci dimentichiamo… e a quello che finiamo per riportare a casa – dogana permettendo.

A chi donarlo?
A chi non è alla ricerca di un manuale sul COME fare i bagagli ma è più propenso a indagare il PERCHÉ facciamo i bagagli. A chi ama i saggi storici “pop”. A chi viaggia cercando di farlo in modo il più possibile consapevole.

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Guida tascabile delle librerie italiane viventi
(Edizioni Clichy)

Per il titolo potevano ricorrere a “esistenti”, “aperte” o “attive”. Invece hanno scelto “viventi”. E funziona molto bene. Anzi, è un termine adattissimo se il tentativo è quello di mappare – per quanto possibile – le librerie italiane che rifiutano di scoraggiarsi e continuano ad animare i quartieri di città piccole e grandi. Sono fari dalla portata preziosa – per chi legge sono un riparo e un posto felice, ma “servono” a tutti, perché l’oscurità che può distorcere pensieri e sentimenti non fa distinzioni e punta alla massima diffusione… ma si attacca meglio dove il buio è già profondo. Tifiamo per voi, librerie viventi.

A chi donarlo?
Un libro che parla di librerie va inevitabilmente consegnato a chi ama sia i libri che le librerie, creando un terzo livello di INCEPTION. Va benissimo anche per chi ha la propensione alla letteratura e al viaggio… che ne sapete, potrebbe nascerne un tour mirabolante delle librerie italiane.

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Anna Starmer
I Love Color – L’arte di scegliere e abbinare i colori di casa
(Rizzoli)

Anna Starmer e Rossella Migliaccio si conosceranno? Chi può dirlo. Qua torniamo a parlare di colori, ma lo sforzo immaginifico è orientato all’arredamento domestico. Quando Pinterest incontra l’editoria, all’incirca. Il libro è un catalogo di suggestioni cromatiche suddivise per tinte dominanti e, oltre a suggerire abbinamenti creativi e anche decisamente appaganti dal punto di vista visivo, è anche una ricca collezione di “case belle” che, oltre a suscitarvi un’invidia funestissima, potrebbero anche fungere da ispirazione per risistemare o pensare da zero i vostri spazi.

A chi donarlo?
Ai campioni e alle campionesse dell’home decor, a chi deve ristrutturare e vuol solo morire, alla fandom di Paola Marella, a chi arreda anche con i libri perché ha dei tavolini stupendi in salotto su cui appoggiarli.

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Carlo M. Cipolla
Allegro ma non troppo
(Il Mulino)

Ridanciane annotazioni di qualche tempo fa:

Un gioiellino umoristico in due parti. Anzi, in due mini saggi. Il primo rilegge la storia europea – a partire dalla caduta dell’Impero Romano – mappando le conseguenze geopolitiche del commercio del pepe. Il secondo, invece, mira a fornirci gli strumenti per riconoscere “gli stupidi” come forza nefasta all’interno della nostra civiltà, senza relegarli all’ultimo gradino della scala di potere ma riconoscendo loro un ruolo di primo piano all’interno di ogni “livello” della struttura delle nostre società, indipendentemente da soldi, studi, prestigio, classe. Un testo nato quasi per scherzo – e passato di mano in mano fino a trasformarsi, dopo qualche revisione, in questo piccolo libro – per ghignarsela amaramente senza sentirsi Dio in terra. Chi è lo stupido? Chi si danneggia da solo (in maniera sistematica e felicemente inconsapevole) danneggiando, allo stesso tempo, anche chi ha intorno. Spesso in maniera irreparabile. In bocca al lupo!

A chi donarlo?
Non a uno stupido… perché non capirebbe. E no, non capirebbe nemmeno una frecciatina trasversale, quindi risparmiatevi i tentativi di ironia.

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Huw Lewis-Jones
Le terre immaginate – Un atlante di viaggi letterari
(Salani)

Narnia, Westeros, la Terra di Mezzo… e mille altri luoghi dell’immaginario fantastico. In questo robusto atlante illustrato, Huw Lewis-Jones raccoglie sapienti e illustri contributi – da Miraphora Mina a Philip Pullman – per mappare l’inestitente con precisione e fascino. I romanzi che iniziano con una mappa sono garanzia di avventura, ma ogni mappa presuppone la costruzione di un mondo “altro”. Ogni capitolo corrisponde a un luogo ed è affidato a un narratore che ne esplorerà insieme a noi i golfi, gli anfratti, i mari e le vette più scoscese.

A chi donarlo?
Ai cartografi più o meno dilettanti, a chi a cena vi fa abitualmente una testa così con Mercatore, a chi ama la letteratura fantastica e a chi non si accontenta di stazionare entro i confini del reale.

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Douglas Adams
Guida galattica per gli autostoppisti
(Mondadori)

Consiglio la Guida galattica perché la Guida galattica è sempre un buon consiglio – soprattutto in questo caso… da una parte c’è la raccolta di tutti i romanzi e, dall’altra, c’è un saggio di Neil Gaiman sull’argomento -, ma quel che mi preme dire è che, se vi va di donare un’edizione pazza e preziosa di un classico fantasy, fantascientifico, gotico o tenebroso, vi conviene spulciare negli Oscar Draghi. Son dei tomoni assai curati e di sicuro impatto scenico.
Ah, è da poco uscito anche Piccole donne.

A chi donarlo?
I Draghi sono amici dei feticisti dell’oggetto libro e dei collezionisti accaniti. Ma anche un po’ dei signori delle tenebre, dei delfini e di chi non esce di casa senza asciugamano.

Spin-off
Approfitto di quest’area mondadoriana per segnalare un’altra impresa. Non penso di dovermi diffondere in spiegazioni sulle Storie della buonanotte per bambine ribelli… ecco, la piccola novità è che le Bambine ribelli esistono anche in forma più approfondita e hanno trovato rinnovato respiro in una collana dedicata. Non sono più “schede” ma piccoli romanzi illustrati che si soffermano, di volta in volta, su una donna che a suo modo ha combinato qualcosa di assai incisivo per cambiare il mondo – e per ispirare le generazioni future.

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Petunia Ollister
Cocktail d’autore
(Slow Food)

La letteratura pullula di personaggi che bevono cose – con esiti più o meno infausti. Con la sua superba abilità fotografica, Petunia Ollister – ciao, amica! – assembla per noi un’esplorazione delle bevande “da romanzo” che sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo. Ogni scatto è accompagnato da un approfondimento sull’autore e dalla ricetta per riprodurre per conto vostro un cocktail degno di Gatsby. O di BONDJAMESBOND. E di moltissimi altri. Bibliotecarie, sfoderate gli shaker!

A chi donarlo?
A chi ha un bel mobile bar e non ha paura a usarlo. A chi legge e si diverte a sconfinare. A chi ama osservare oggetti ben disposti su un tavolo (con perfetti abbinamenti cromatico-concettuali). A chi brama un ricettario per fare cocktail favolosi.

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Akiko Miyakoshi
La strada verso casa
(Salani)

Una mamma coniglia prende in braccio il suo coniglietto e lo porta a casa mentre scende la sera. Animali di ogni forma e dimensione chiudono bottega e preparano la cena, le finestre si illuminano, il mondo cambia forma e l’ombra avvolge – invece di far paura. Un’autrice giapponese super premiata, disegni semplici e delicati, come l’istinto di coccolare un coniglietto assonnato.

A chi donarlo?
Ai bimbi che si addormentano sulle spalle dei papà e delle mamme che conoscete, agli amici dell’illustrazione e della narrazione giapponese, a chi ha bisogno di un sorriso rassicurante e pacioso.

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Leo Ortolani
Luna 2069
(Feltrinelli)

Leo Ortolani ha sfornato 46 libri, quest’anno. Potrei comodamente consigliarveli tutti, ma Luna 2069 – la storia di una fascinazione per lo spazio e per le sue promesse – mi pare speciale. L’astronauta Fortunato ha preso in prestito la faccia da Luca Parmitano e il fumetto è stato realizzato in collaborazione con l’Esa e con l’Agenzia Spaziale Italiana. Di che si parla? Si parla della colonizzazione della Luna – in un immaginario centesimo anniversario dallo sbarco di Neil Armstrong -, degli sforzi congiunti per continuare a superare l’atmosfera terrestre, di futuro e di scienza. Lo si fa ridacchiando – perché Rat Man torna in versione Mr Mask, un incrocio tra uno scienziato visionario e un presentatore da televendita -, ma senza rinunciare a confidare nel potere dell’ingegno umano.

A chi donarlo?
A chi tifa per la colonizzazione del nostro satellite – e di Marte -, a chi vorrebbe una Tesla, ai fan dell’esplorazione del Sistema Solare e ai vecchi amici di Leo Ortolani.

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Alberto Madrigal
Pigiama computer biscotti
(Bao)

Uno dei miei fumetti preferiti dell’anno. Ne avevo già parlato su Instagram, ecco qua.

Alberto Madrigal ha il raro dono di raccontare l’ansia senza fartela venire troppo. Non te la fa passare, intendiamoci, ma la sfuma e la scompone, ci pensa su insieme a te e la gestisce un pezzettino alla volta. In questo fumetto – che si costruisce sotto ai nostri occhi, perché dentro al fumetto c’è anche Madrigal che cerca di capire che fumetto fare – si parla di creatività, dei compromessi della vita adulta, di case che non si puliscono da sole, di traslochi – perché aiutiamo sempre tutti a traslocare e poi quando tocca a noi arrivano quattro gatti? -, di paternità, mal di testa inevitabili e colazioni al bar la domenica. È un magnifico distillato di quotidianità e dilemmi, di equilibri impossibili tra le esigenze della sopravvivenza e il lusso di poter perdere tempo. In questo libro c’è, soprattutto, la strada tortuosa che dobbiamo imboccare per riconciliarci con l’idea di responsabilità. C’è la frustrazione che spesso ci accompagna quando cerchiamo di far crescere un’idea che, spessissimo, si modifica sotto ai nostri occhi e cambia pelle quando pensiamo di averla ormai afferrata – un po’ come le abitudini dei bambini, che sono abitudini per due giorni e poi diventano altro e tu devi ricominciare da capo con tutti i tuoi processi di adattamento. C’è la routine che mangia le energie, ci sono quei due secondi limpidi di ispirazione e di gioia che ti convincono a non gettare via tutto – o magari sì. E c’è un bimbo che nasce e che, nel mondo nuovo che crea per te, attira nella sua orbita tutto quello che stai cercando di capire e te lo restituisce un po’ masticato e morbidino, ridimensionato ma anche spaventoso. Che vogliamo fare? Si procede. Inventando una pagina alla volta. Saggi e lievi, pacifici e preoccupati.

A chi donarlo?
Alle neo-mamme e ai neo-papà. A chi cerca di diventare grande senza perdere il cuore. A chi fa del suo meglio per affrontare con passione e dignità un lavoro creativo.

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Lilin Yang, Leah Ganse, Sara Jiménez
Beauty Secrets
(Vallardi)

Il mito moderno delle coreane con la pelle meravigliosa va affrontato in maniera strutturata. Nei momenti di pigrizia più acuta mi piace pensare che la pelle bella delle coreane sia una faccenda strutturale. Hanno la pelle bella perché, geneticamente, hanno la pelle bella. Nei momenti di maggior speranza, poi, cerco di convincermi che la pelle bella delle coreane sia, in realtà, frutto di una cura particolarmente assennata e replicabile anche a latitudini diverse. Ebbene, dev’esserci una via di mezzo… e l’intero pianeta pare averlo recepito. In questo libro, le tre fondatrici di Miin Cosmetics – istituzione sbarcata ormai un annetto anche a Milano per benedirci con la cosmesi coreana – sviscerano i dieci celeberrimi step della beauty routine coreana con piglio pratico e diretto, suggerendo prodotti e metodi, smascherando false convinzioni e, in generale, fornendoci qualche dritta per calibrare le nostre abitudini in modo da tirar fuori risultati più solidi dalla roba che ci spalmiamo ostinatamente in faccia.

A chi donarlo?
Alle fanatiche conclamate della beauty routine coreana, a chi è più in cerca di una metodologia che di una lista universale di prodotti da comprare, a chi ama informarsi per potersi trasformare in una “consumatrice” più consapevole.

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Kassia St Clair
La trama del mondo – I tessuti che hanno fatto la storia
(Utet)

Kassia St Clair, giornalista culturale britannica, ricostruisce la storia del mondo a partire dai tessuti che hanno ricoperto, di epoca in epoca, un ruolo emblematico. Dal merletto alle tute da astronauta, dalle origini della tessitura alla seta dell’antica Cina, quello che abbiamo scelto di indossare per coprirci o per raccontare chi siamo genera, da sempre, significati e implicazioni vastissime. Questo saggio – tradotto da Claudia Durastanti e arricchito da uno splendido apparato iconografico – analizza i tessuti in base all’impatto culturale, economico e sociologico che hanno generato, ricostruendo di volta in volta il quadro complesso di un preciso momento storico. Una lettura ricchissima, colta e suggestiva.

A chi donarlo?
A chi ama approfondire la storia in modo trasversale, a chi ama la moda e la concepisce come il prodotto di un’epoca o come il punto di convergenza di tante diverse componenti della storia umana, a chi analizza ossessivamente le etichette degli indumenti.

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Neil Gaiman
Questa non è la mia faccia
(Mondadori)

Neil Gaiman ha sempre avuto parecchio da dire. L’ha fatto nei suoi romanzi e nei suoi fumetti, ma anche in una miriade di saggi, articoli, diari, post e – probabilmente – pure sui tovaglioli di carta. Questa non è la mia faccia è una poderosa raccolta di scritti sparpagliati in cui Gaiman affronta all’incirca tutto lo scibile umano. Dal suo lavoro ai film, dal fascino delle librerie all’arte di raccontare storie, Gaiman costruisce un autoritratto per accumulo, aprendoci le porte del suo studio, del suo cervello e del suo cuore.

A chi donarlo?
A chi già venera Gaiman,agli adepti del moderno genere fantastico e a chi cerca ispirazione e vorrebbe farsi spiegare “come si fa” – possibilmente da uno che è già molto bravo a inventare mondi.

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Nick Caruso & Dani Rabaiotti
Fa le puzze? – La guida definitiva alla flatulenza animale
(Vallardi)

Questo l’ho tradotto io, ma è l’informazione meno rilevante. Quel che vi sarà utile sapere è che non tutti gli animali scoreggiano e che, quando capita, la flatulenza è un fenomeno dalle numerosissime sfaccettature. Le sardine comunicano tra loro scoreggiando ad alta frequenza. I lamantini utilizzano i peti per gestire il galleggiamento. Ci sono animali che esplodono e serpenti che intimoriscono i predatori a suon di strombazzate posteriori. Questo libro, curato da due eminenti zoologi, è un’indagine spassosa ma rigorosissima su un fenomeno non ancora particolarmente esplorato dalla scienza. Per ogni bestia c’è una fascinosa scheda di approfondimento che ne indaga le abitudini digestive, comportamentali e scoreggifere. Che benessere.

A chi donarlo?
A chi si interessa di zoologia – in ogni sua manifestazione -, a chi scoreggia volentieri, a chi vuol farsi quattro risate e/o accumulare gustosi aneddoti da sciorinare in compagnia (meglio non a cena).

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La collana Ritrovare l’Italia
(Il Mulino)

Utile segnalazione di collana, perché Ritrovare l’Italia offre un vasto bacino di argomenti. Dai luoghi di Ulisse agli stadi, dalle stazioni ferroviarie alle città etrusche, Ritrovare l’Italia è una piccola biblioteca di viaggio che può sostenerci nella riscoperta di mete poco battute e/o può illuminare per noi rotte avvincenti. L’idea è quella di assemblare, di volta in volta, un itinerario tematico – attingendo dal grande bacino della storia, dell’enogastronomia, della natura… – capace di farsi espressione di un pezzettino della nostra cultura condivisa. Al di là delle indicazioni più pratiche, ogni percorso è accompagnato da un approfondimento che ci permetterà di affrontare le nostre mete con consapevolezza.

A chi donarlo?
A chi vi ripete sempre “ah ma cosa vai all’estero che qua da noi ci sono delle meraviglie” – ecco, piglia, parti -, a chi ama le esplorazioni alternative, a chi pensa che i viaggi siano anche (e forse soprattutto) cultura.

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Funzionale suggerimento conclusivo: un bell’abbonamento per gli audiolibri. Ecco qua la pagina di Storytel dedicata ai regali.

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Questo post potrebbe continuare all’infinito, ma non ambisco a sfidare la biblioteca di Borges. Spero di essere riuscita a tirare fuori dal cilindro qualcosa di utile e di avervi risolto anche un paio di “regali impossibili”. :3
Cuoroni!

Orbene, dopo due anni in agenzia sono diventata allergica ai contenuti tematici e pure alle cose legate a una specifica occasione di calendario. Ma proprio un odio che provoca anche reazioni psicosomatiche, mica solo un lieve fastidio. Orticaria visibile. Mal di stomaco da rigetto. Poi, però, mi sono accorta che nella mia libreria ci sono numerose (e valentissime) opere narrative che potrebbero ben adattarsi a una giornata che celebra mostri, spaventi vari, inquietudini, terrori e oscurità. E ho deciso di fare un esperimento. Anche perché, in questo caso, non ho clienti che non vedono l’ora di farmi correggere un copy chiedendomi FRANCESCA VA BENE È GIÀ MOLTO EFFICACE MA POSSIAMO FARLO UN PO’ PIÙ CREEPY?
Ecco.
Per la mia tenebrosa gioia e anche un po’ per la vostra – spero -, ecco qua una lista di letture più o meno recenti da abbinare alle vostre zucche. Ma qua c’è qualcuno che ha mai effettivamente mutilato una zucca a scopi decorativi? Io no di certo, ma per leggere non è necessario.
Di alcuni libri ho probabilmente già parlato su Instagram o qui sul blog, ma ho comunque deciso di inserirli nell’elenco perché mi sembrava che non potessero mancare all’appello.
Se li conoscete già siate tolleranti.
Se li vedete per la prima volta, invece, tanto meglio. Sarà una scoperta in più.
Se amate qualcosa che non è nella mia lista, poi, consigliatemelo caldamente nei commenti. Anch’io ho bisogno di suggerimenti, credetemi.

Procediamo!

***

Joshua Foer, Dylan Thuras, Ella Morton
Atlas Obscura
(Mondadori)

Traduzione di T. Albanese, G. Cecchini e della mia amica Francesca Mastruzzo

L’Atlas Obscura non è propriamente un libro che fa paura o che contiene cose particolarmente inquietanti. È, più che altro, un libro per esploratori dell’ignoto e delle piste meno battute. Un grande atlante illustrato, diviso per aree geografiche, delle mete “oscure” in quanto poco conosciute. Un catalogo di meraviglie geografiche lontane dalle rotte classiche e di posti che nascondono storie spesso imprevedibili. Insomma, una guida di viaggio per chi non ha paura di spingersi là dove pochi sono già stati prima.

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David Almond
Skellig
(Salani)

Traduzione di P. A. Livorati

Skellig, secondo me, è uno di quei romanzi che non andrebbero rinchiusi nella categoria dei “libri per ragazzi”. Ci sono libri che parlano a tutti e che affrontano temi giganteschi, indipendentemente dall’etichetta “lettura consigliata dai 9 anni in su”. Freghiamocene altamente, dunque. Il protagonista di questa storia è un bambino che sta facendo del suo meglio per superare con coraggio un momento difficile, che non riesce nemmeno a decifrare completamente. La vita della sua sorellina è appesa a un filo e l’atmosfera, in casa, non è delle più spensierate. Servirebbe un miracolo, forse, ma il destino manda a Michael qualcos’altro. Una creatura fatta di piume e ombre che appare all’improvviso nel garage di casa. Non si sa da dove viene, non si sa che cosa vuole. Ha solo bisogno d’aiuto e di un po’ di tempo per riprendersi. E Michael decide di soccorrerlo, vincendo una paura molto più vasta e terrificante di quella del buio.

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Michail Bulgakov
Cuore di cane & Uova fatali
(Feltrinelli)
A cura di S. Prina

Dunque, potevo anche parlare del Maestro e Margherita – che in questa lista farebbe un figurone -, ma in un’esplorazione delle opere di Bulgakov e della letteratura fantastica in generale credo sia saggio riesumare anche queste due novelle lunghe. O romanzi brevi. O quello che sono, insomma. Gli argomenti sono all’apparenza molto diversi, ma esplorano in entrambi i casi il tema della metamorfosi, dell’ambizione umana e dell’imprevedibilità intrinseca di quello che speriamo di controllare, anima compresa. Cuore di cane racconta un orrido esperimento scientifico: trasformare un cane randagio in un essere umano, grazie a una specie di trapianto di cervello. Nelle Uova fatali, invece, incontriamo uno scienziato che progetta un raggio in grado di accelerare esponenzialmente la crescita delle cellule. Le conseguenze, in entrambe le vicende, saranno particolarmente catastrofiche… e sviscerate con dovizia di particolari e con l’intento, assai poco celato, di smascherare la natura repressiva e miope dell’ordine sovietico.

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Susanna Clarke
Jonathan Strange & il Signor Norrell
(TEA)
Traduzione di P. Merla

Visto che ai due maghi avevo addirittura dedicato un post, credo sia opportuno sfoderarlo di nuovo.

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Gipi
La terra dei figli
(Coconino Press)

Gipi racconta e disegna la fine della civiltà. Non conosciamo le origini del cataclisma, ma quel che sappiamo è che quasi nulla è rimasto. La narrazione segue le peregrinazioni di due fratelli in una terra devastata, dove anche la parola si è contratta, adattandosi a un nuovo sistema in cui la sopravvivenza più brutale è alla base di ogni rapporto “umano”. I fratelli, dopo aver perso il padre, vagano alla ricerca di una madre che forse hanno solo immaginato e che abita in un diario che non hanno il permesso o le capacità di leggere.
Un fumetto rarefatto, crudo e potentissimo.

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Neil Gaiman
Il figlio del cimitero
(Mondadori)

Traduzione di G. Iacobaci

Neil Gaiman meriterebbe una lista a parte, visto che quasi tutto quello che ha deciso di inventare rientra perfettamente nello spirito dell’impresa. Considerate Il figlio del cimitero come un degno apripista, dunque, e proseguite con le esplorazioni se ancora non vi siete soffermati particolarmente sul mondo di Gaiman. La storia è gustosa: sfuggito all’omicidio dei suoi genitori, Bod gattona fino a un cimitero e viene adottato e cresciuto dalla comunità dei defunti. La Morte gli dona la capacità di comunicare coi trapassati, che lo proteggeranno e lo alleveranno come se fosse figlio loro. Il destino di Bod, però, è in agguato oltre i cancelli del camposanto… là fuori c’è la vita che un “vivo” dovrebbe inseguire, ma ci sono anche degli assassini con un lavoro da completare. E la vendetta, un po’ come la Morte, può essere inesorabile. Mistero! Scheletri! Tombe! Cadaveri!

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Emil Ferris
La mia cosa preferita sono i mostri
(Bao Publishing)
Traduzione di M. Foschini

Che libro stupefacente. Ne ho già parlato con grande trasporto su Instagram, ma ci tengo a sprigionare ammirazione anche qui. Emil Ferris è un’esordiente dalle vicende biografiche che rasentano l’assurdo. Dopo aver militato per lunghi anni nel mondo dell’illustrazione, rimanendo però sempre in una posizione un po’ defilata, ha deciso di presentarsi finalmente al grande pubblico con questa graphic-novel, un libro stratificato e complessissimo che, raccontando la quotidianità di una ragazzina di undici anni nelle periferie non proprio idilliache della Chicago del 1968, riesce a trasportarci nella Germania nazista e a frugare nei meandri più remoti dei nostri cuori. La grande metafora che la Ferris sceglie di utilizzare per accompagnarci in questo viaggio è quella del “mostro”, ma seguendo due filoni diversi. Ci sono i “mostri buoni”, che ci insegnano a difenderci e ci fanno compagnia quando sono gli altri a vedere in noi qualcosa che non capiscono. E ci sono i “mostri cattivi”, che soffocano la nostra voce e tramano per distruggere quello che di più umano possediamo. I disegni sono strabilianti – le penne a sfera possono fare magie, a quanto pare – e i riferimenti all’arte, al cinema e all’immaginario horror si sprecano. Attendo con trepidazione il secondo volume.

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Jonathan Hickman, Tomm Coker
Black Monday
(Mondadori)
Traduzione di L. Fusari

Esoterismo, sangue e alta finanza: che cosa c’è di meglio? Ecco qua l’approfondimento che avevo scritto per l’uscita del primo volume. Il secondo è disponibile già da un mesetto e l’ho ordinato ieri.

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Shirley Jackson
L’incubo di Hill House
(Adelphi)
Traduzione di M. Pareschi

Non ho la minima intenzione di vedere la serie di Netflix ispirata a questo romanzo. E non lo dico per snobismo. Lo dico perché quelle cose mi fanno una paura eccessiva e passerei i prossimi tre mesi ad accendere tutte le luci di casa anche solo per andare in bagno dopo le sette di sera. Il libro, per ammissione degli stessi produttori, è ben diverso dalla trasposizione televisiva. Ed è un racconto di follia, tormento psicologico, ricordi aggrovigliati e pavimenti che scricchiolano. Può un luogo portare alla pazzia? Certamente, se stiamo parlando di Hill House. Shirley Jackson – autrice con cui vi perseguito già da secoli con Abbiamo sempre vissuto nel castello, altra meraviglia degnissima di menzione in questo frangente – è abilissima nel manipolare la tensione e nel farci sentire continuamente minacciati, anche quando le cose sembrano assolutamente innocue. Ed è quello il vero prodigio del terrore più autentico: trasformare la paura in tarlo, la razionalità in sospetto, la solidità delle cose in dubbio strisciante. Sempre.

Per chi volesse approfondire il mondo dell’autrice o frugare nel suo stipetto dei ricordi, è da poco uscito anche Paranoia, una raccolta di pagine sparse, racconti brevi, riflessioni sul mestiere di scrivere e istantanee quotidiane.

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Richard Matheson
Io sono leggenda
(Fanucci)
Traduzione di S. Fefè

Dimenticate Will Smith, ve ne prego. Se c’è una cosa bella di questo libro è il finale. E il film riesce a sputarci su con una disinvoltura che rasenta l’inspiegabile, visto che è il finale a rendere speciale e sensata tutta questa narrazione. Non spoilero, giuro, ma è una roba che mi manda al manicomio.
Dunque. Robert Neville è l’ultimo essere umano rimasto sul nostro pianeta – per quel che ne sa. Gli altri, contagiati da una specie di virus, sono diventati vampiri. Il mondo che conosciamo non esiste più e Neville tira avanti come meglio può, cercando di studiare la mutazione che ha sconvolto l’ordine costituito e barricandosi nel suo rifugio di notte, quando i vampiri escono a dargli la caccia. Ma cosa succede quando l’aberrazione diventa normalità? Qual è la creatura che ha davvero il “diritto” di sopravvivere? Che cosa siamo tutti quanti, se non scherzi dell’evoluzione che hanno imparato a coesistere? Will Smith dei miei stivali.

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Michele Mari
Fantasmagonia
(Einaudi)

Anche Michele Mari sarebbe quasi da inserire in blocco qua dentro. Ma Fantasmagonia mi pare il libro più adatto. Perché è un compendio di tremori letterari e di immaginazioni sghembe, una collezione di creature da temere e luoghi da osservare con reverenza. E contiene anche la ricetta per creare un fantasma.
Per approfondire, ecco il post che avevo scritto qualche anno fa, all’uscita del Supercorallo.

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Gianluca Morozzi
Blackout
(TEA)

Non riesco a vedere le cose “horror” in tv, ma poi leggo serenamente Morozzi. Non so. C’è qualcosa di strano. È anche vero che Morozzi ha la capacità di carpire l’attenzione del lettore con un’efficacia rara, ma ci sono robe in questo libro che fanno venire da vomitare anche solo a pensarci e che non sopporterei mai e poi mai in un’ipotetica versione cinematografica – CHE SPERO VIVAMENTE NON VERRÀ MAI REALIZZATA PERDONAMI MOROZZI SO CHE I DIRITTI SULLA TV E SUI FILM SON SOLDI MA IO NON VOGLIO SAPERNE NIENTE PER CARITÀ. Comunque. La faccenda è relativamente semplice: quattro sconosciuti col loro personalissimo bagaglio di problemi, turbe e segreti si ritrovano intrappolati insieme in un ascensore angustissimo a Ferragosto. I telefoni non prendono, non c’è in giro un cane e le probabilità di ricevere soccorso appaiono assai remote. Che cosa succederà? Tutto il male possibile.

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Cees Nooteboom
Tumbas. Tombe di poeti e pensatori
(Iperborea)

Traduzione di F. Ferrari

Cees Nooteboom ha passato una trentina d’anni a viaggiare per il mondo alla ricerca delle tombe dei poeti, dei pensatori, dei filosofi e degli scrittori che più hanno segnato il suo percorso intellettuale. Tumbas raccoglie le sue fotografie e trasmette, per capitoli fulminei, l’eredità storica e artistica di chi occupa quelle sepolture. È un libro stranissimo, che sceglie di mantenere viva la memoria delle idee attraverso la lapide, uno dei manufatti più statici e definitivi che siamo riusciti a inventarci.

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Mervyn Peake
Tito di Gormenghast
(Adelphi)
Traduzione di A. Ravano

Giuro, non pensavo di aver già scritto così tante cose sulla frazione più temibile e fascinosa della mia biblioteca personale. Ecco qua un bel biglietto per Gormenghast!

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Anne Rice
Intervista col vampiro
(TEA)
Traduzione di M. Bignardi

Anne Rice, una colonna della mia adolescenza. Non so se ringraziarla o stramaledirla. La saga delle Cronache dei vampiri è vasta e assai articolata… dopo averne letti diversi, negli anni, mi viene anche da dire che fermarsi a Intervista col vampiro potrebbe non essere una cattiva idea. Quello che di sicuro Anne Rice è riuscita a fare, però, è creare una sorta di versione “moderna” del vampiro. Non è la sola ad aver rivisitato e arricchito il mito originario, ma ha lasciato un’impronta molto potente nel nostro immaginario, costruendo per i suoi personaggi una sfera emotiva (e sentimental-comportamentale) molto specifica e persistente. Mi viene da dire che è quasi colpa di Anne Rice se, anni dopo, ci siamo ritrovati con Edward che luccica e con una miriade di sottoprodotti e calchi di Lestat, Louis, Armand e Claudia. Ma chi se ne importa. Ognuno è libero di scegliere il vampiro che preferisce. E i miei prediletti, anche a distanza di ere geologiche, saranno sempre quelli di Intervista col vampiro, coi loro pizzi stazzonati e il loro vasto terrore di trascorrere un’eternità di vuoto assoluto.

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Bonus track: libri che ho sfogliato ma che non ho ancora letto

Vasti festeggiamenti per il bicentenario di Frankenstein: Utet ha pubblicato da poco una corposa biografia di Mary Shelley (La ragazza che scrisse Frankenstein di Fiona Sampson), mentre il Castoro ha dedicato alla scrittrice un romanzo illustrato di rara bellezza: Mary e il Mostro di Lita Judge.
Per chi poi volesse farsi una cultura solidissima del macabro – anche nelle sue sfumature storico-religiose più solide – o gustarsi fumetti spaventosamente spensierati il consiglio è di consultare il vasto catalogo di Logos Edizioni. Io ho intenzione di cominciare da un corroborante volume fotografico sugli ossari. E dall’edizione illustrata di Carmilla.

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Niente. Sono certissima di aver scordato cose fondamentali o di aver citato opere che ormai hanno già letto tutti, ma spero comunque di aver fornito qualche spunto avvincente. Se così non fosse, consoliamoci con secchi di cioccolato estorto ai vicini di casa. :3

Quest’anno mi sarebbe piaciuto leggere di più, ma si fa quel che si può. In realtà, anche negli anni in cui sono riuscita a leggere “tanto”, sono comunque arrivata alla medesima conclusione. Mi sarebbe piaciuto leggere di più. Chissà se un giorno avrò mai la sensazione di aver finalmente letto abbastanza. Spero di no.
Comunque, tra un infante che cresce e una riorganizzazione radicale della mia esistenza, ho anche avuto la fortuna di imbattermi in diverse opere narrative – più o meno disegnate – che mi hanno donato incredibili soddisfazioni, per motivi diversi. La trama, la lingua, l’intreccio, il divertimento puro, il messaggio, i temi. Un libro può farti dire “ma guarda un po’ che bello” per parecchie ragioni. Qui ci sono i miei preferiti del 2017 (non necessariamente novità del 2017), con dei mini perché a sostegno di tanto entusiasmo e qualche link di approfondimento per i titoli che ho già affrontato in un #LibriniTegamini o in una recensione. Che se una roba mi piace è probabile che mi sia già venuta voglia di dire qualcosa.
Forse li avrete già letti anche voi. O forse no. In quel caso, fateci un pensiero.

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 Marjorie Liu & Sana Takeda
Monstress – Vol. I e Vol. 2
Traduzione di C. Libero, A. Di Luzio

Monstress mi ha ricordato perché alle superiori ero così fissata con i manga e con Final Fantasy. Quest’anno ho letto i primi due volumi della serie (usciti nella collana Oscar Ink di Mondadori a distanza di qualche mese l’uno dall’altro) e sono rimasta ipnotizzata dalla meraviglia del disegno, dalla ricchezza ed estensione dell’universo fantastico raccontato (originalissimo) e dalla trama felicemente ingarbugliata. Altro aspetto positivo: eroine cocciute, devastanti e mega potenti EVERYWHERE. Più una vasta schiera di gatti parlanti e mostri coi tentacoli che non si ricordano più chi sono.

Il #LibriniTegamini abita qui.

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Gianluca Morozzi
Radiomorte

Una famiglia felice e famosa – paladina dell’autorappresentazione e del successo posticcio – viene invitata per un’intervista in una scalcagnata radio di provincia. Ad un certo punto, però, le porte dello studio si chiudono. E la DJ annuncia ai Colla che, al termine della giornata, uno di loro non uscirà vivo da lì. Un romanzo che non si riesce a mettere giù, pur scorgendone le super esagerazioni narrative e il ricorso ad ogni possibile declinazione del grottesco. Architettura favolosa, mille segreti ORRENDI da scoprire, scelte impossibili, umanità che fa schifo e angoscia a palla.

Il #LibriniTegamini abita qui.

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Chimamanda Ngozi Adichie
Quella cosa intorno al collo
Traduzione di Andrea Sirotti

La Adichie è una donna portentosa… e anche i suoi racconti non scherzano. Quella cosa intorno al collo è una raccolta di storie femminili che parlano di spaesamento (in bilico tra la Nigeria e gli Stati Uniti), di aspettative disattese, ostacoli pratici, dolorosi compromessi e ricerca della felicità. Una galassia di protagoniste accomunate dal bisogno di liberarsi da un onnipresente groppo in gola… o dalla necessità, spesso disperata, di imparare a convivere con la consapevolezza di non aver ancora trovato il proprio posto (sempre che un posto per loro esista).

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Margaret Atwood
The Handmaid’s Tale

Una distopia potentissima ed estrema che è pure diventata una serie TV (che espande il mondo della Atwood “allungando un po’ il brodo” ma rispettando splendidamente lo spirito del romanzo). Raramente mi è capitato di inorridire a tal punto di fronte alle coercizione e al tramontare della libertà raccontate in un libro. Architettura della Repubblica di Gilead a parte, quello che ho amato ancora di più (e che mi ha fatto anche molta paura) è la ricostruzione di come si arrivi all’instaurazione del regime. Le Ancelle diventano Ancelle. E una società intera si riconverte in nome di un’ideologia che, sulle prime, sembra troppo incredibile per essere presa sul serio dal mondo che sta per stravolgere. È una storia di identità perse e ritrovate, di tenacia, di ribellione e di sopravvivenza. È un libro che racconta un potere schiacciante e lo sforzo titanico che serve per ricordarsi, in una situazione estrema, che cosa ci rende umani.

Visto che siamo in tema, ecco qua il post che avevo scritto per Ragazze elettriche di Naomi Alderman, altra lettura assai thought-provoking di quest’anno.

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Matthew Weiner
Heather, The Totality 

Da grandissima fan di Mad Men, mi sono precipitata a leggere il primo romanzo di Matthew Weiner piuttosto istantaneamente, senza sapere bene che cosa aspettarmi. Heather, più di tutto – in italiano disponibile nei Supercoralli – è un romanzo breve ma incredibilmente denso e “centrato”. La storia è quella di una coppia di quarantenni – proiettati per direttissima verso gli agi di Park Avenue – che si sposano un po’ accontentandosi e un po’ sopravvalutandosi a vicenda. La nascita della desideratissima figlia Heather sconvolgerà gli equilibri, trasformando la bambina nel centro del loro mondo – ma anche nell’oggetto di un’incomunicabilità crescente, fatta di piccole meschinità quotidiane e dalla necessità di ostentare costantemente il proprio status e la propria artificiosa felicità. Sullo sfondo, una presenza inquietante, instabile e del tutto estranea si farà inesorabilmente strada verso i quartieri alti di Manhattan. Un piccolo gioiello di intrigo psicologico-familiare, rapidissimo da leggere, splendido nell’alternanza dei punti di vista dei diversi personaggi, ben architettato (anche dal punto di vista della tensione, sempre percepibile e “viva”) e sorprendente nel finale. Matthew, scrivicene un altro.

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Jonathan Hickman & Tomm Coker
Black Monday – vol. 1
Traduzione di L. Fusari

Una graphic-novel visivamente gloriosa e assolutamente spiazzante per esplorare il legame tra sangue, soldi e potere. Una sorta di noir esoterico-finanziario ambientato tra Wall Street e le profondità dell’inferno. Incredibile, sia dal punto di vista “artistico” che da quello dell’intreccio narrativo.

Per approfondire, ecco qua la recensione più completa.

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Donatella Di Pietrantonio
L’Arminuta

Vincitore del Campiello – che bello quando i libri che se lo meritano vincono i premi importanti -, L’Arminuta è un romanzo di formazione strappacuorissimo e viscerale. Mi ha ricordato un po’ le atmosfere della Ferrante – anche se la storia è ambientata in Abruzzo e la narrazione molto più incisiva e “concentrata”. Per farla MOLTO semplice, la storia è quella di una bambina che crede di essere figlia di qualcuno che, in realtà, l’ha solo presa in prestito per poi riparcheggiarla sull’uscio di una famiglia sconosciuta e molto diversa – per mezzi ed estrazione – da quella che l’ha accolta. È un libro che si interroga sull’identità, sul valore dei legami più profondi e sul margine di manovra che ciascuno di noi ha sulle proprie radici. Una lingua meravigliosa e una protagonista che si meriterebbe un posto d’onore nella galleria delle bambine ribelli con qualche storia della buonanotte da raccontare.

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Laura Pugno
Sirene

Dunque, Sirene vince il Premio WTF dell’anno. È senza dubbio il romanzo più assurdo e a tratti disgustoso tra quelli letti nel 2017. Scomparso per lungo tempo dalle librerie e ora riproposto da Marsilio, Sirene è di difficile riassumibilità. Vi basti sapere che nel futuro distopico della Pugno le sirene esistono, sono buone da mangiare, somigliano a dei lamantini comatosi e suscitano brame erotico-gastronomiche dalle vastissime e ramificate conseguenze.
Non è un romanzo, è una FOLLIA.

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Mohsin Hamid
Exit West
Traduzione di Norman Gobetti

Tornata dal mare, ecco cosa scrivevo di Exit West: “Hamid esplora il tema della migrazione e della fluidità delle società globali attraverso una storia d’amore che nasce nel momento meno propizio, in un paese sull’orlo del baratro, spaccato da una guerra civile che spazzerà via ogni speranza di normalità. I due protagonisti, come tanti altri, scelgono di abbandonare il loro mondo per avventurarsi verso l’ignoto, attraversando clandestinamente una delle tante ‘porte’ che conducono verso un altrove incerto. È un romanzo prezioso, saggio e umanissimo… e sospetto sia anche la cosa più bella che leggerò quest’anno”.
Ecco, non mi sbagliavo. Leggetelo per capire meglio il nostro presente. E anche un po’ per sperare in un futuro migliore.

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E Cognetti? Cognetti non c’è perché quest’anno ha già ricevuto tutti i complimenti che potevamo fargli.

Bene. Corroborata dalla magra consapevolezza di aver almeno riordinato un po’ le idee, mi appresto ad affrontare un nuovo anno di letture auspicabilmente FAVOLOSE. Mi sembreranno sempre troppo poche… ma speriamo si rivelino stupefacenti come alcuni dei romanzi in cui mi sono imbattuta nel 2017. Spero possano servirvi da ispirazione. Ai prossimi Librini!

Direi di cominciare subito con l’oggetto più inspiegabile della wishlist di questa settimana. Perché nemmeno io so bene da dove provenga questo irrefrenabile bisogno di piazzare sulla mensola dei DVD il cofanetto completo delle sette gloriose e indimenticabili stagioni di Buffy l’Ammazzavampiri, il telefilm che rimarrà – temo – il mio preferito di sempre. Me lo voglio riguardare tutto, dalla prima all’ultima puntata. Voglio continuare a detestare Angel e a tifare tantissimo per Spike. Ci sono mille cose che non mi ricordo più – le prime stagioni le avrò viste quand’ero ancora alle elementari, fra un po’ – e lo trovo intollerabile. VOGLIO QUESTI BENEDETTI DVD PERCHÉ NON C’É UNO STRACCIO DI COSO ONLINE TIPO NETFLIX DOVE POSSO VEDERE BUFFY. E VA BENE CHE È COMINCIATO NEL 1997, MA MI PARE ASSURDO CHE NON ESISTA UN BLU-RAY RESTAURATO! È UNO SCANDALO, NON CI MERITIAMO LE PETTINATURE FAVOLA DI SARAH MICHELLE GELLAR! DOVEVI LASCIARCI SPROFONDARE ALL’INFERNO, BUFFY! GUARDA CHE ROBA, FA SCHIFO PURE L’IMMAGINE DEL COFANETTO. TUTTO QUESTO È UN SACRILEGIO BELLO E BUONO!

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Bene.
Sono calma.
Riprendiamo.

Nonostante La bella e la bestia con Emma Watson e il buon Matthew di Downton Abbey mi abbia fatto sbadigliare come nulla al mondo – seriamente, la noia che ho provato era solo parzialmente mitigata dalla continua necessità di domandarmi perché mai la povera Belle dovesse andare in giro con la gonna mezza tirata su da una parte -, comunque, il film non mi è piaciuto, ma ho scoperto che la Disney ha incaricato Christopher Kane di sfornare una costosissima capsule collection tematica, assai tamarra. E mi sono immediatamente invaghita della felpa col faccione pietrificato della Bestia. Il vero amore è orbo, no?

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È da poco uscita per Fandango una graphic-novel politicamente scorrettissima e molto ben documentata dal punto di vista storico, sociologico e scientifico dedicata all’organo sessuale femminile e alla storia della rappresentazione del corpo della donna. Si chiama Il frutto della conoscenza ed è opera di un’autrice svedese di nome Liv Strömquist che, con un grande senso dell’umorismo e una sacrosanta voglia di mandare tutti a quel paese, si è incaricata di demolire secoli di teorie strampalate e assurdi pregiudizi. Grande curiosità.

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La fashion week milanese è passata e su Instagram ho visto parecchie cose belle. Diverse tra le mie donne preferite sono andate felicemente in giro con le 289 by Saragiunti, delle borsine dall’aspetto assai coccoso e piene di trovate utili. Per dire, dentro c’è una fila di piccoli LED che si accendono per non farvi frugare invano alla ricerca dei vostri effetti personali (problema che continua ad angosciarmi non poco) e di un gioioso collegamento Bluetooth che vi farà vibrare fortissimo la borsa quando vi telefonano o vi arrivano notifiche assortite – io mi spavento con le suonerie e non mi accorgo mai della vibrazione, quindi UTILITÀ. Mi piace tanto la Cecile (qua sotto), ma approvo assai anche la Gaelle. I colori pastellosi della collezione estiva erano la vita, ma anche i neutri della nuova stagione, con la stampa con i ventaglietti d’ordinanza, mi garbano parecchio.

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E concluderei con un’altra eterna ambizione: una faccia normale. Ho provato con successo e discreta commozione la BB Cream dell’Erborian (una delle rare BB e/o fondotinta che non mi facciano diventare gialla come un omino del Lego, sgradevole faccenda che capita regolarmente con qualsiasi prodotto abbia un qualche tipo di colore) e mi piacerebbe collaudare anche la CC alla centella asiatica. Promette di illuminare e rianimare la pelle, idratando e pigmentando in maniera non troppo invasiva. Skincare koreano, soccorrimi.

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Ho il fondato sospetto che gli Oscar Ink ci regaleranno grandi soddisfazioni. Ho “inaugurato” la collana con Monstress – per chi volesse approfondire, c’è un #LibriniTegamini nella versatile e comodissima sezione – e ho spavaldamente proseguito con il primo volume di Black Monday – che raccoglie i primi quattro capitoli del fumetto originale, The Black Monday Murders -, sceneggiato da Jonathan Hickman e magnificamente disegnato da Tomm Coker. Sulla fascetta c’è Satana, dopotutto. Cosa potrà mai andare storto?

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Ma che succede, in questa gloriosa graphic-novel? L’idea di fondo, che verrà esplosa in una ragnatela di epoche, personaggi e accidenti diversi, è quella dell’esistenza di un legame più o meno occulto tra soldi e forze dell’oscurità più buia, truculenta e terrificante. I soldi scorrono come il sangue e, se ne vogliamo accumulare abbastanza, ci sarà sempre un prezzo da pagare.

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Il fumetto si apre con la teatralissima morte di un rampollo della dinastia Rothschild – e per teatralissima intendo una roba alla Seven – e con l’inizio di un’indagine apparentemente senza speranze, perché troppo misterioso e fosco è il reale movente del delitto. A sbrogliare la faccenda sarà chiamato un detective poco incline a seguire il manuale, ma particolarmente predisposto a credere all’incredibile.
Il vero centro dell’azione, però, sono gli uffici delle grandi banche d’investimento che controllano Wall Street e la finanza mondiale da tempo immemore – forse addirittura da prima che l’uomo cominciasse a parlare di soldi, accontentandosi di percepirli semplicemente come “potere”. Hickman ci accompagna dietro le quinte della Caina-Kankrin, mostrandoci le “vere” cause del crollo del 1929 e di ogni successiva catastrofe finanziaria, costruendo per lo sbalordimento di noi tutti un complicato e fascinosissimo meccanismo di gestione dei flussi monetari che, come vedremo, non sono altro che il risultato di un mastodontico e indissolubile patto col diavolo.

Non so voi, ma non ho mai letto niente del genere. E raramente mi è capitato di godermi dei disegni così belli. È un lavoro imponente, stratificatissimo e apparentemente senza fondo.
Un po’ come l’avidità.
O l’inferno.