Alcune fonti sono inaffidabili per scelta, perché ci vuole fin troppo coraggio per ritagliarsi un ruolo marginale nella storia della propria vita. Quella di Andrew Bevel, leggendario finanziere degli anni ruggenti pre-crisi del ’29 sul quale pare gravitare l’intero impianto narrativo di Trust di Hernan Diaz (uscito per Feltrinelli nella traduzione di Ada Arduini), è una superba parabola di demolizione di un mito meticolosamente edificato e alimentato dall’omissione. Soldi, potere, vita “pubblica”, speculazione, eredità, bene comune, eroismi imprenditoriali, fiuto, predestinazione, mecenatismo… tutto converge in quella che a prima vista potrebbe apparire come una delle più canoniche figure monumentali di Wall Street. Il genio visionario, il lavoratore indefesso, l’uomo che ha elevato la riservatezza a valore morale, il profeta delle contrattazioni, il ricco la cui frugalità desta persino sospetti… Bevel è tutto questo. O forse no? Dipende da chi si prende la briga di documentare le sue gesta.
Per offrirci un notevole saggio del potenziale di manipolazione narrativa della realtà – che poi qua è una realtà romanzesca E VIA COSÌ… INCEPTION -, Diaz gioca con la struttura. Trust contiene quattro generi letterari e quattro punti di vista diversi, che si intrecciano come un grosso enigma – telefonato ma pur sempre molto godibile proprio perché il libro è fatto così – per mostrarci finalmente un quadro più accurato della situazione.
- FORTUNE | Harold Vanner
Un romanzo a chiave – parla male (almeno secondo Bevel) di Bevel e di sua moglie Mildred, inventandosi due personaggi immaginari che però sono palesemente loro.
- LA MIA VITA | Andrew Bevel
L’autobiografia riparatrice di Bevel scritta da Ida Partenza – ghostwriter tenuta a riportare fedelmente la versione dettata dal suo datore di lavoro negli anni ’50.
- MEMORIE NEL RICORDO | Ida Partenza
L’ormai ex-ghostwriter, diventata scrittrice di successo, torna a casa Bevel “da vecchia” e ci spiega com’è stato lavorare col titano di Wall Street, cercando di far luce sui molti punti nebulosi che già aveva subodorato.
- FONDAZIONE | Mildred Bevel
I diari superstiti di Mildred, che finalmente prende la parola per raccontarsi senza filtri altrui.
Insomma, esce questo romanzo che Bevel trova diffamatorio. Per ristrutturarsi la reputazione e fornire al pubblico un ritratto “corretto” di Mildred, Bevel assume la talentuosa figlia di un anarchico italiano per scrivere la sua versione dei fatti. Ida Partenza comincia, ma Bevel crepa d’infarto all’improvviso e il lavoro resta incompiuto. Bevel dipinge Mildred come una specie di soave rimbambita ed è quell’immagine che intende tramandare ai posteri. Ida Partenza non se la beve, ma solo decenni dopo avrà modo di tornare dove tutto è cominciato per trovare un riflesso autentico di Mildred, il mistero vero di tutto il carrozzone.
Suona molto più contorto di quel che è. Leggendo funziona a meraviglia, anche se non avete una laurea in finanzia. In sintesi, è un bellissimo marchingegno che esplora l’ambizione umana, i confini dell’autoinganno e le molteplici forme (spesso mostruose) grazie a cui l’intelligenza può piegare la realtà – a volte per il puro gusto di farlo. Il potere vero, sembrano dirci i Bevel, è nella mano che disegna le linee del campo da gioco. E quella sì che è una “mano invisibile”, con buona pace del mercato.